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SCRIPTPHOTOGRAPHY

Adam FERGUSON                                                        (USA)

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ADAM FERGUSON

Quando è il corpo a essere un’arma. Queste giovani donne, fotografate dall’australiano Adam Ferguson, benché raccontino una storia drammatica sono fortunate. Chi non ha avuto la fortuna di posare per l’obiettivo del fotografo è perché non è più tra noi. Sono le “Suicide Girls”. Nigeria. L’organizzazione terroristica jihadista “Boko Haram” – la cui traduzione in Italiano vuol dire pressoché “educazione occidentale proibita” – particolarmente attiva nel nord del Paese, tra le città e soprattutto nelle scuole, per compiere i suoi crimini ha rapito un numero impressionante di giovani donne, uomini e bambini. Si calcola che dal 2014 le ragazze rapite siano oltre 2000. Ragazze costrette a diventare terroriste loro malgrado, a usare il loro corpo come un’arma, a imbottirsi cioè di esplosivo e farsi saltare in aria nelle zone più affollate al fine di procurare più vittime possibile. Le ragazze che vediamo e che hanno posato per Adam Ferguson in un servizio commissionato nel 2017 dal New York Times, appartengono a quel ristrettissimo numero di kamikaze riluttanti che hanno trovato la forza di rinunciare a essere parte del piano criminale, e che invece di farsi esplodere sono riuscite a fuggire, chiedere aiuto e guadagnare vita e libertà. Donne come oggetti sacrificali. I loro corpi, dopo essere state stuprate, oltraggiate, vilipese diventano armi per combattere una guerra che non hanno voluto e di cui sono le prime vittime. Noi dobbiamo alla drammatica esperienza di queste giovani donne se oggi siamo al corrente dell’esistenza di Boko Haram e dobbiamo alle loro voci se oggi ne conosciamo l’organizzazione e l’aspirazione criminale volta alla radicalizzazione forzata della popolazione nigeriana. Adam Ferguson ci invita a guardare queste giovani donne e noi proviamo a immaginare quanto vicine siano state alle porte di un inferno che uomini crudeli hanno scelto per loro e il cui rifiuto, la scelta di vivere, deve sembrarci qualcosa di grandioso. Scelte che noi Occidentali plaudiamo, sebbene l’impressione è che le organizzazioni internazionali poco abbiano fatto per contrastare Boko Haram, ma le cui conseguenze non sono affatto come le immaginiamo. Una volta restituite agli affetti dei cari queste donne, stuprate e incinte dei loro aguzzini non hanno ricevuto che ulteriori umiliazioni. Messe al bando perché ritenute “indegne”, vivono nel disprezzo e nell’esclusione. La jihad di Boko Haram è questa. La forte penetrazione nel tessuto sociale nigeriano, l’offerta di un riscatto di tipo economico (i terroristi, come ogni organizzazione criminale, consentono ai loro miliziani un tenore di vita assai superiore alla media) fornisce alle fasce meno abbienti un forte appeal, in cambio del quale si è pronti a seminare terrore e morte. Le “Suicide Girls” di Adam Ferguson sono donne che hanno scelto, che si sono coraggiosamente ribellate prima all’insensatezza criminale di chi aveva deciso di condannarle a morte sicura a causa del disprezzo verso il genere femminile e poi a una società che anziché accoglierle – e da cui trarre esempio – le respinge. A queste giovani donne va la nostra più profonda vicinanza. Esse hanno combattuto, e combattono ancora, la più lacerante delle battaglie: la sopravvivenza.

 

Giuseppe Cicozzetti

da “Suicide Girls”

 

foto Adam Ferguson

 

http://www.adamfergusonphoto.com/

 

 

When the body is a weapon. These young women, photographed by the Australian Adam Ferguson, although they tell a dramatic story, are lucky. Who has not been lucky enough to pose for the photographer's goal is because he is no longer among us. They are the "Suicide Girls".

Nigeria. The jihadist terrorist organization "Boko Haram" - whose translation in English means more or less "forbidden Western education" - particularly active in the north of the country, between cities and especially in schools, to carry out its crimes has abducted an impressive number of young women, men and children.

It is estimated that, since 2014, kidnapped girls are over 2000. Girls forced to become terrorists in spite of themselves, to use their body as a weapon, to stuff themselves with explosives and to blow themselves up in the most crowded areas in order to procure more victims possible. The girls we see and have posed for Adam Ferguson in an inquiry commissioned in 2017 by the New York Times, belong to that very small number of reluctant kamikazes who have found the strength to renounce being part of the criminal plan, and instead of being detonated they managed to escape, ask for help and gain life and freedom.

Women as sacrificial objects. Their bodies, after being raped, abused, vilified, become weapons to fight a war they did not want and of which they are the first victims. We owe to the dramatic experience of these young women if today we are aware of the existence of Boko Haram and we owe their voices if today we know the organization and the criminal aspiration aimed at the forced radicalization of the Nigerian population.

Adam Ferguson invites us to look at these young women and we try to imagine how close they were at the gates of a hell that cruel men have chosen for them and whose refusal, the choice to live, must seem something great. Choices that we Westerners applaud, although the impression is that the international organizations have done little to counter Boko Haram, but whose consequences are not at all the way we imagine them. Once returned to the affections of the loved ones these women, raped and pregnant of their torturers have received only further humiliations. Called off because they are considered "unworthy", they live in contempt and exclusion.

This is the jihad of Boko Haram. The strong penetration in the Nigerian society, the offer of an economic redemption (terrorists, like any criminal organization, allow their militias a much higher standard of living) provides the poorer groups with a strong appeal, in exchange of which one is ready to sow terror and death.

The "Suicide Girls" by Adam Ferguson are women who have chosen, who have courageously rebelled before the criminal insensitivity of those who had decided to condemn them to certain death because of the disdain for the female gender and then to a society that instead of welcoming them - and from which to take an example - he rejects them. Our deepest closeness goes to these young women. They fought, and still fight, the most lacerating of battles: survival.

 

Giuseppe Cicozzetti

from “Suicide Girls”

 

ph. Adam Ferguson

 

http://www.adamfergusonphoto.com/

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