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SCRIPTPHOTOGRAPHY

Miroslav TICHY                                                                (Rep. Ceca) 

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MIROSLAV TICHY

Come a invitarci a districarci nel suo personalissimo mondo è lo stesso Miroslav Tichy a sussurrarci il suo segreto, con una confessione tanto disarmante quanto la “semplicità” del suo lavoro: “Prima di tutto è necessario avere una macchina fotografica scadente” e poi, quasi a scusarsi dell’ottenuto successo: “Se vuoi essere famoso, è necessario fare qualcosa peggio di chiunque altro al mondo”. Onestamente non sappiamo se la produzione fotografica di Tichy sia davvero da considerare la peggiore al mondo, né se è proprio questa la chiave di un successo per cui oggi le sue foto sono custodite nei più grandi musei europei. Personaggio controverso, come può esserlo chi ha fatto della propria libertà una vera missione (libertà che il regime comunista Cecoslovacco ha “premiato” internandolo tra carceri e manicomi di regime), Tichy si aggirava come un homeless, lontano da qualunque clamore. Tra le mani aveva un oggetto che definire “macchina fotografica” davvero non si poteva, tanto era rudimentale, ma che tuttavia lo rendeva inoffensivo al punto che i suoi soggetti (donne perlopiù) accettavano di buon grado di farsi ritrarre non fosse altro per fare un favore a quel tipo innocuo e bizzarro. Donne dunque, in piscina, su un prato, per strada; spesso le loro figure sono intere, ancora sono dei dettagli. Non c’è immagine che non potrebbe essere discussa, sotto il profilo estetico, dai fotografi professionisti né concorre la qualità delle immagini o della stampa – per non parlare dello stato di conservazione – ma c’è qualcosa di innegabilmente potente che lega ogni inquadratura, la volontà di riprodurre immagini pure, svincolate da una produzione finalizzata alla loro esibizione. Una fotografia “innocente” che lotta fino allo stremo per conservarsi intatta. Contrariamente a quanto si è condotti a supporre, cioè che un artista di strada sia riscoperto solo dopo la sua scomparsa, Tichy ebbe già in vita il suo successo. Un successo che però non scalfì il suo stile di vita. E benché le sue fotografie avessero raggiunto quotazioni di diverse migliaia di dollari Miroslav Tichy non rinunciò mai alla sua vita di vagabondo, alla sua libertà e finché ne ebbe la forza continuò a fotografare con una macchina fotografica che proprio macchina fotografica non era.

Giuseppe Cicozzetti

foto Miroslav Tichy

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