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Roberto STRANO (IT)
ROBERTO STRANO
Non c’è terra che non ami essere raccontata, ma è fuori dubbio che questo desiderio in Sicilia sia più urgente che altrove. Ed è proprio questa irresistibile “urgenza” che ha prodotto in Sicilia un numero di letterati che, sebbene da prospettive diverse e con stili e linguaggi differenti, non trova pari in altri contesti. E’ stato detto che “la Sicilia sembra essere sorta dalle acque con un solo scopo: partorire figli a cui affidare il ruolo di narratori”. Noi siamo d’accordo. Ma accanto al florilegio di scrittori, intellettuali, pensatori è nata una generazione di figli che narra la Sicilia con i mezzi della modernità: i fotografi. Forse nessuna tra le regioni italiane può vantare un così ricca attività fotografica che, nella sua articolazione di stili e linguaggi ha affiancato alla parola scritta la forza espressiva dell’immagine. Una evoluzione o, se volete, una logica prosecuzione delle dinamiche della contemporaneità; ma il ponte tra letteratura e fotografia è sempre fortemente incardinato nella comune vocazione al racconto. Ma non è tutto qui. Non c’è dubbio infatti che nella radice del raccontare gli altri sia contenuta un’altra vocazione, segreta e intima, quasi confessionale e che disvela la necessità di raccontare se stessi. Roberto Strano, fotografo calatino, consegna alle stampe un libro dal sapore devozionale, “Compagni di viaggio - fotografi siciliani sparsi nel mondo” (ed. Postcart) e che dice come la tradizione fotografica siciliana sia ben radicata. Non sappiamo se si possa parlare di “scuola siciliana” quando si parla di fotografia – gli interessi, i linguaggi, gli stili non sono riconducibili a una matrice ben definita cha abbia saputo saldare un sentire comune – ma è pur vero che non sappiamo un’altra cosa, cioè se un libro del genere avrebbe pari qualora volessimo indagare sui protagonisti della fotografia di altre regioni. “Compagni di viaggio” è un libro sulla celebrazione delle radici, sul senso di appartenenza che ruota intorno a un’inestinguibile passione e che Roberto Strano intende fissare attraverso immagini che formano un punto, quasi un consuntivo sentimentale delle sue frequentazioni, perché di sentimento in questo libro ce n’è tanto. C’è, ad esempio, una vena confidenziale che traspare da ogni fotografia e che suggella non solo il cammino comune ma, e prima d’ogni altra cosa, il delicato e rispettoso omaggio verso chi attraverso il proprio lavoro ha saputo infondere in Strano un motivo d’ispirazione. Per certi versi “Compagni di viaggio” ci ricorda il magnifico libro-intervista di Frank Horvat, “Entre vues”. Anche in quel caso il grande fotografo francese, attraverso una serie di interviste ai suoi grandi colleghi, ha inteso, con l’obiettivo di definire l’interlocutore, cercare una chiave che definisse se stesso. Infatti fotografia dopo fotografia, in “Compagni di viaggio” apprendiamo come da Enzo Sellerio a Letizia Battaglia e Ferdinando Scianna, da Giuseppe Leone a Aldo Palazzolo, da Giuseppe Tornatore a Tony Gentile, da Thomas Roma a Giovanni Chiaramonte, da Antoine D’Agata a Tano D’Amico – e mi scuseranno tutti gli altri se la ristrettezza di queste poche righe mi impedisce di citarli – Roberto Strano abbia respirato la stessa aria, la medesima vocazione che lo ha spinto al professionismo. Molti dei fotografi presenti nel libro non si sono mai spostati dalla Sicilia; hanno viaggiato, conosciuto ma la Sicilia li ha voluti con sé; altri vivono in altre città italiane; altri ancora vivono stabilmente all’estero ma tutti rivendicano con fierezza la comune matrice identitaria. Ed è questa che lega insieme il libro, come se fissare tra le pagine i ritratti dei fotografi stabilisse un suggello all’appartenenza. Ma Roberto Strano non si ferma qui. Il suo libro non è, e non vuole, essere un catalogo. Nel ribaltamento del ruolo didascalico “Compagni di viaggio” è una discesa devozionale verso la gratitudine, il rispetto e l’ammirazione per il lavoro dei colleghi, ritratti nel tempo mantenendo fermo l’aspetto informale, disteso con cui Strano ha voluto suggellare e in qualche modo restituire i vantaggi di una profonda amicizia. Ecco, “Compagni di Viaggio” è la storia di una “restituzione”; quanto ho appreso da ognuno di voi – lo diciamo facendoci interpreti del pensiero alla base del progetto di Strano –, sembra dire il fotografo, ora è qui, sotto forma di ringraziamento, perché se nella vita non si hanno riferimenti, se non si ha qualcuno cui dire “grazie” è come non aver vissuto. E di vita nel libro ne affiora molta, anche tra chi non è più con noi. Penso a Enzo Sellerio, a Nicola Scafidi i cui incontri hanno avuto l’efficacia di un imprinting indelebile. Con “Compagni di viaggio” Roberto Strano ci parla della sua formazione di fotografo, dei suoi incontri e di come le relazioni professionali possano virare verso una reciproca profonda e sincera amicizia. Con sincerità, la stessa che affiora pagina dopo pagina.
Giuseppe Cicozzetti
da “Compagni di viaggio - fotografi siciliani sparsi nel mondo”
foto Roberto Strano
There’s no country that don’t like to be told, but there’s no doubt that this desire in Sicily is more urgent than elsewhere.
And it is precisely this irresistible "urgency" that has produced a number of writers in Sicily who, although from different perspectives and with different styles and languages, don’t find equal in other contexts. It has been said that "Sicily seems to have arisen from waters with a single purpose: to give birth to children to whom to entrust the role of narrators".
We agree. But next to the anthology of writers, intellectuals and thinkers, a generation of children was born that narrates Sicily with the means of modernity: photographers. Perhaps none of the Italian regions can boast such a rich photographic activity that, in its articulation of styles and languages, has added to the written word the expressive force of the image.
An evolution or, if you like, a logical continuation of the dynamics of contemporaneity; but the bridge between literature and photography is always strongly rooted in the common vocation to tell a story.
But that's not all. There’s no doubt that in the root of telling others lays another vocation, secret and intimate, almost confessional and that reveals the need to tell oneself. Roberto Strano, photographer from Caltagirone, delivers a devotional-flavored book to the press, "Compagni di viaggio - fotografi siciliani sparsi nel mondo" (ed. Postcart) and which says that the Sicilian photographic tradition is well established.
We’re not sure if we can speak of a "Sicilian school" when it comes to photography - interests, languages, styles cannot be traced back to a well-defined matrix that has managed to fuse a common feeling - but it is also true that we do not know a another thing, that is, if a book like that would have equal if we wanted to investigate the protagonists of photography in other regions.
"Compagni di viaggio" is a book on the celebration of roots, on the sense of belonging that revolves around an unquenchable passion and that Roberto Strano intends to fix through images that form a point, almost a sentimental balance sheet of his acquaintances, because in this book there’s a lot of feeling.
There is, for example, a confidential vein that transpires from every photograph and that not only seals the common path but, and first of all other things, the delicate and respectful homage to those who through their work have been able to instill in Strano a a source of inspiration. In some ways "Compagni di viaggio" reminds us of the magnificent book-interview by Frank Horvat, "Entre vues".
Even in that case the great French photographer, through a series of interviews with his great colleagues, intended, with the aim of defining the interlocutor, to look for a key that defined himself. Indeed photography after photography, in "Compagni di viaggio" we learn from Enzo Sellerio to Letizia Battaglia and Ferdinando Scianna, from Giuseppe Leone to Aldo Palazzolo, from Giuseppe Tornatore to Tony Gentile, from Thomas Roma to Giovanni Chiaramonte, from Antoine D'Agata to Tano D'Amico - and everyone else will excuse me if the narrowness of these few lines prevents me from mentioning them - Roberto Strano breathed the same air, the same vocation that drove him to professionalism.
Many of the photographers in the book have never moved from Sicily; they traveled, known but Sicily wanted them with them; others live in other Italian cities; still others live permanently abroad but all proudly claim the common identity matrix. And this is what binds the book together, as if fixing the portraits of the photographers between the pages established a seal to membership.
But Roberto Strano doesn’t stop there. His book is not and does not want to be a catalog. In the overturning of the didactic role “Compagni di viaggio” is a devotional descent towards gratitude, respect and admiration for the work of colleagues, portrayed over time maintaining the informal, relaxed aspect with which Strano wanted to seal and in some so return the benefits of a deep friendship.
So, "Companions of Travel" is the story of a "restitution"; what I have learned from each of you - we say this by making us interpreters of the thinking behind Strano's project -, the photographer seems to say, is now here, in the form of thanks, because if in life you don't have references, if you don't have someone which saying "thank you" is like not having lived. And from life in the book a lot emerges, even among those who are no longer with us.
Think of Enzo Sellerio, Nicola Scafidi whose meetings had the efficacy of an indelible imprint. With "Compagni di viaggio" Roberto Strano talks about his training as a photographer, his meetings and how professional relationships can turn towards a profound and sincere mutual friendship. With sincerity, the same that emerges page after page.
Giuseppe Cicozzetti
from “Compagni di viaggio - fotografi siciliani sparsi nel mondo”
ph. Roberto Strano
http://www.postcart.com/libri-dettaglio.php?id=203&c=