FOTOTECA SIRACUSANA
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SCRIPTPHOTOGRAPHY
Lauren E. SIMONUTTI (USA)
LAUREN E. SIMONUTTI
Una mente affollata di voci. Una mente delicata e ferita abitata da presenze bizzarre e maligne che lei stessa, meglio di chiunque altro, ne ha definito l’incedere maligno: «I disguidi della mia amata/disprezzata mente, che cospirano per distruggere tutto, mi hanno chiusa in casa e obbligata a una vita solitaria: sono una creatura del passato, testimonianza, memoria e amici immaginari». Lei è Lauren E. Simonutti e non è più tra noi, il male di cui era affetta, una grave forma di schizofrenia, l’ha consumata fino a strapparla alla vita a soli 44 anni. Ma prima ha fotografato, quasi compulsivamente, perché nulla fosse disperso. Alla fotografia Lauren E. Simonutti aveva affidato il compito di testimoniare per lei un quotidiano sbilenco, preda di voci e visioni. «Se non ho una foto di qualcosa» ha detto «non posso essere certa che sia successo». Le immagini che compongono lo straziante e misterioso “8 Rooms, 6 Clocks, 2 Minds & 199 Panes of Glass” contano come un’eredità verso quanti soffrono nel silenzio del loro isolamento. Un tributo toccante e devastante. Lauren è obbligata a vivere sola, in compagnia dei suoi demoni, delle voci, di una pazzia che corre veloce e che lei vede arrivare rapidamente, mentre la sua vita scivola negli amari abissi di una solitudine scritta nell’incomprensione delle persone più care. La sua casa di Baltimora (la stessa città di Edgar Allan Poe, che sulla fotografa ha avuto una forte influenza) era a un tempo studio, rifugio, lo sfondo nel quale il vociare visionario della sua mente ordiva il suo spettacolo distruttivo e lì, tra le mura di una grande casa, tra specchi, orologi e lastre di vetro Simonutti nei momenti di lucida sanità fotografa se stessa. Sempre se stessa. Solo se stessa, come se avesse intimamente compreso che nessun altro avrebbe potuto interpretare un ruolo meglio di lei che invece lo viveva addosso. Le fotografie di “8 Rooms, 6 Clocks, 2 Minds & 199 Panes of Glass” sono pervase da un simbolismo oscuro, per certi versi arcano e indecifrabile. Dentro c’è carne e sangue, stridio di suoni, piume e ferraglie: tutto è diviso equamente come una tregua sancita tra due parti perché nessuno vinca, perché nessuno perda. Nessuno, fuorché la stessa fotografa, la cui fine è scritta nella forza drammatica di ogni fotografia come un lugubre e commovente epitaffio. Le allucinazioni, l’altra da sé pronta alla sostituzione, emergono dal buio come un alba livida, con la forza di un chiarore spettrale e nefasto. I fantasmi e i demoni sono radunati, ora non resta altro che lasciarli dilagare. Lo scatto poi, dopo una lunga esposizione: secondi, minuti, anche un’ora per attendere il passaggio della luce sulle cose e l’oscurarsi di un’ombra mentre il sole si sposta. Di mezzo, nel vicendevole interludio di luci e ombre, la malattia appronta il palco alle visioni. Lauren E. Simonutti lascia l’incolmabile vuoto dei geni. Le voci sono scomparse con lei. Ora è in un luogo dove ogni cosa è silenzio. E adesso che non c’è più la immaginiamo in buona salute, perché come lei stessa diceva: «Il silenzio è il segreto della sanità».
Giuseppe Cicozzetti
da “8 Rooms, 6 Clocks, 2 Minds & 199 Panes of Glass”
foto Lauren E. Simonutti
A mind full of voices. A delicate and wounded mind inhabited by bizarre and evil presences that herself, better than anyone else, has defined the malign gait:«The misfirings of my beloved/despised mind that conspire to convince me to destroy all have rendered me housebound and led to a solitary life. I am a creature of past, proof, memory and imaginary friends».
She is Lauren E. Simonutti and she is no longer with us, the illness she was suffering from, a serious form of schizophrenia, consumed her until she was torn from life at just 44 years old. But first he photographed, almost compulsively, because nothing was missing. In photography, Lauren E. Simonutti had entrusted the task of witnessing to her a lopsided everyday, prey to voices and visions.
«If I don't have a picture of something» she said, «I can't be sure it happened»The images that make up the harrowing and mysterious "8 Rooms, 6 Clocks, 2 Minds & 199 Panes of Glass" count as a legacy to those who suffer in the silence of their isolation. A touching and devastating tribute. Lauren is forced to live alone, in the company of her demons, voices, a madness that runs fast and that she sees coming quickly, while her life slips into the bitter depths of a loneliness written in the misunderstanding of loved ones.
Her home in Baltimore (the same of Edgar Allan Poe, who had a strong influence on the photographer) was at the same time a study, a refuge, the background in which the visionary shouting of her mind caused his destructive spectacle and there, among the walls of a large house, between mirrors, clocks and glass plates Simonutti in moments of lucid health photographs herself. Always herself. Only herself, as if she had intimately understood that no one else could have played a better role than she who lived on her instead. The photographs of "8 Rooms, 6 Clocks, 2 Minds & 199 Panes of Glass" are pervaded by a dark symbolism, in some ways arcane and indecipherable.
Inside there’s flesh and blood, screech of sounds, feathers and ironworks: everything is divided equally as a truce sanctioned between two parties so that no one wins, because nobody loses. None, except the photographer herself, whose end is written in the dramatic force of each photograph as a gloomy and moving epitaph. The hallucinations, the other self ready for replacement, emerge from the darkness like a livid dawn, with the strength of a ghostly and nefarious glow.
Ghosts and demons are gathered, now there’s nothing left but to let them spread. The shot then, after a long exposure: seconds, minutes, even an hour to wait for the passage of light on things and the darkening of a shadow while the sun moves. Out of the middle, in the mutual interlude of lights and shadows, the disease prepares the stage for visions. Lauren E. Simonutti leaves the unbridgeable void of genes. The voices have disappeared with her. Now she’s in a place where everything is silence. And now that she’s passed away, we imagine her in good health, because as she herself said: «Silence is the secret of health».
Giuseppe Cicozzetti
from “8 Rooms, 6 Clocks, 2 Minds & 199 Panes of Glass”
ph. Lauren E. Simonutti