FOTOTECA SIRACUSANA
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SCRIPTPHOTOGRAPHY
Yousouf KARSH (1908 - 2002) (Canada)
YOUSUF KARSH
Volti del Novecento. In ogni disciplina dell’uomo c’è qualcosa di archetipico, un momento di fondazione in cui si stabiliscono regole e codici per cui le attività successive appaiono, più o meno direttamente, come derivati. La fotografia non fa eccezione. Superata la lezione di Nadar, vero archetipo della ritrattistica celebrativa, la ritrattistica di Yousuf Karsh (Mardin, 1908 – Boston 2002) rappresenta per ogni fotografo ritrattista un punto di riferimento con il quale misurarsi, un cardine che inchioda anche qualora gli sviluppi – e sono tanti – della ritrattistica percorrono strade sempre più diversificate. Karsh dunque è l’archetipo contemporaneo della foto ritratto, più o meno, come a voler trasferire momentaneamente il dibattito sulla Letteratura, l’Odissea di Omero è l’archetipo di ogni romanzo. Allievo di Joh Garo (di cui vediamo un ritratto) Karsh si distingue per alcune peculiarità, le stesse che ne accompagneranno l’attività e che si imporranno come cifra distintiva. Osservate le luci: che si fiondino sui volti come lame abbaglianti o che vi indugino morbidamente esse concorrono al disvelamento del personaggio, persino nel caso di Bertrand Russell che posto in controluce ci dice molto più della complessità del pensiero filosofico che non se illuminato tradizionalmente. I volti del Novecento di Karsh sono moderni, laddove per modernità non va intesa semplicemente nel linguaggio stilistico (il che già basterebbe) ma nella loro penetrazione nell’immaginario collettivo. Due in particolare, che osservandoli rimandano a una inconscia familiarità, segno di una relazione stabilitasi in un tempo a cui non sappiamo dare un inizio ma che certamente si è sedimentata così fortemente da divenire parte della nostra cultura visiva: parlo dei ritratti iconici di Hemingway e di Winston Churchill – il cui ritratto, scattato nel 1941, sarà ripreso dalla Banca d’Inghilterra e stampato sulla banconota da cinque sterline. Yousuf Karsh non solo ritrae, plasma. Dal suo ritratto deve scaturire l’essenza del soggetto, la sua autorevolezza come i suoi tormenti creativi (si guardi la fotografia di Tennesse Williams o Glenn Gould alle prese con una “variazione”) o il suo nascondimento sulla grandezza della sua professione, coraggiosamente, come nel caso del musicista Pablo Casal, per l’occasione ripresi di spalle; o ancora, qui una vera arditezza modernista, il ritratto della ballerina Maya Plietskaya, in cui il vero protagonista è il corpo, non il volto. Ma non basta. Karsh è maestro dell’esaltazione, del dettaglio che ha la forza di rivelarci il tutto. Ecco la splendente bellezza di Sophia Loren sottolineata dalla luminosità del suo sorriso gareggiare con l’altera e fresca bellezza di Audrey Hepburn. Osservando i volti del Novecento, dei grandi che hanno fatto grande il secolo scorso, abbiamo come l’impressione che Karsh abbia voluto consegnarci una cartografia umana della genialità, di uomini e donne il cui contributo nelle arti (Karsh fotograferà anche i suoi grandi colleghi), nelle lettere, nel cinema, nelle scienze, nel pensiero e nella politica è stato così importante da cambiare il corso della nostra esistenza. Un pantheon, un tributo alla genialità dell’uomo, questo è l’immenso lavoro di Yousuf Karsh.
Giuseppe Cicozzetti
foto Yousuf Karsh
Twentieth century faces. In every discipline of man there is something archetypal, a moment of foundation in which rules and codes are established for which subsequent activities appear, more or less directly, as derivatives. Photography is no exception.
Overcome the lesson of Nadar, true archetype of celebratory portraiture, the portraiture of Yousuf Karsh (Mardin, 1908 - Boston 2002) represents for every portrait photographer a point of reference with which to measure himself, a pivot that nails even if developments - and are many - of portraiture along increasingly diversified paths.
Karsh is therefore the contemporary archetype of the portrait photo, more or less, as if to temporarily transfer the debate on literature, the Odyssey of Homer is the archetype of every novel. A pupil of Joh Garo (of which we see a portrait) Karsh is distinguished by some peculiarities, the same that will accompany the activity and which will be imposed as a distinctive feature.
Observe the lights: that they lash on their faces like dazzling blades or that softly linger over them. They contribute to the unveiling of the character, even in the case of Bertrand Russell who poses a backlight to tell us much more of the complexity of philosophical thought than if traditionally illuminated. The twentieth century faces of Karsh are modern, whereas for modernity it should not be understood simply in the stylistic language (which would be enough) but in their penetration into the collective imagination.
Two in particular, observing them refer to an unconscious familiarity, sign of a relationship established in a time that we do not know how to give a beginning but that certainly has sedimented so strongly to become part of our visual culture: I speak of the iconic portraits of Hemingway and by Winston Churchill - whose portrait, taken in 1941, will be taken over by the Bank of England and printed on the five-pound banknote.
Yousuf Karsh not only portrays, shapes out. From his portrait must emerge the essence of the subject, his authority as his creative torments (look at the photograph of Tennesse Williams or Glenn Gould struggling with a "variation") or his hiding on the greatness of his profession, courageously, as in the case of the musician Pablo Casal, for the occasion taken back; or again, here a real modernist daring, the portrait of the Maya Plietskaya dancer, in which the real protagonist is the body, not the face.
But it’s not enough. Karsh is the master of exaltation, of the detail that has the power to reveal everything to us. Here is the shining beauty of Sophia Loren underlined by the brightness of her smile competing with the altered and fresh beauty of Audrey Hepburn. Looking at the faces of the twentieth century, the great ones who made great the last century, we have the impression that Karsh wanted to give us a human cartography of genius, men and women whose contribution in the arts (Karsh will also photograph his great colleagues), in literature, in cinema, in science, in thought and in politics, it was so important that it changed the course of our existence. A pantheon, a tribute to the genius of man, this is the immense work of Yousuf Karsh.
Giuseppe Cicozzetti
ph. Yousuf Karsh