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SCRIPTPHOTOGRAPHY

Eduardo GAGEIRO                                                         (Portogallo)

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EDUARDO GAGEIRO

Il lavoro di Eduardo Gageiro si pone virtualmente in un intervallo in cui a noi sembra che Fernando Pessoa dialoghi amabilmente con Henry Cartier-Bresson. C’è infatti in ogni singola fotografia del reporter portoghese, un respiro che seppure non dimentica il desiderio di farsi testimone di un’epoca lo stesso è irrobustito e pervaso da un afflato umanistico. Non ho citato a caso lo scrittore portoghese accostandolo al grande maestro della fotografia di ogni tempo perché per quegli incomprensibili “sconvolgimenti del pensiero” i due, seppure in discipline diverse, sono accomunati proprio da una frase del letterato. “Il valore delle cose” scrive Pessoa “non sta nel tempo in cui esse durano ma nell’intensità con cui vengono vissute. Per questo esistono momenti indimenticabili, cose inspiegabili e persone incomparabili” il che, tradotto in immagini altro non è che il principio ispiratore del momento in cui tutto si compone e si sublima. In eterno. Eduardo Gageiro si muove giusto in questo territorio, nello spazio di una narrazione la cui prosa è accantonata perché si svincolino i versi amari e disincantati della poetica di un altro grande portoghese, de Sá Carneiro e da cui distilla intatta la lezione di W. Eugene Smith. Gageiro non dimentica: la cronaca diventa storia appena si compone e se un episodio che si svolge dinanzi agli occhi non suscita compassione, lo spunto per comprendere il dolore e la bellezza la vita sarà scorsa invano. E noi, nella durezza del compito assegnatoci dalla vita, apprendiamo l’esistenza di radici comuni, come un vento che ha scolpito la memoria dell’uomo, indelebilmente. E dunque, chi conosce la gente di mare non potrà non lasciarsi commuovere dall’apprensione scritta nel gesto e nello sguardo di due donne colte nell’attesa che l’orizzonte dell’Atlantico restituisca alla vista la barca con i loro uomini. La forma compositiva di Gageiro incontra il pathos, lo incontra e lo sposa dando vita a un vincolo indissolubile che ne accompagnerà l’intera produzione, con un solo obiettivo: descrivere il momento. Questo “momento” assai personale, e amaro, e fortemente irrorato dal disincanto, si rivaluta proprio alla luce dei versi di de Sá Carneiro quando scrive: “Non nasce nulla di grande che non nasca maledetto; non cresce nulla di nobile che crescendo non appassisca. Se è così, così sia”. Ecco dunque che il linguaggio fotografico di Gageiro prende forma, diventa ancor più intellegibile, farsi palese, al punto che l’osservatore comprende subito come la vocazione umanistica pervada e plasmi quella che è stata definita “la grammatica dell’esistenza”. Gageiro è a sua volta un poeta. La sua poesia non è consegnata all’inchiostro né confluisce nel rincorrersi dei versi, la sua poesia è fotografica, i suoi versi sono là, già esistenti, si muovono e si compongono nel reale. A lui basta solo coglierli, come frutti maturi dell’albero della vita.

 

Giuseppe Cicozzetti

 

foto Eduardo Gageiro

 

http://www.eduardogageiro.com/

 

The work of Eduardo Gageiro virtually arises in a range in which it seems to us that Fernando Pessoa converses amiably with Henry Cartier-Bresson. There is in fact in every single photograph of the Portuguese reporter, a breath that even if it doesn’t forget the desire to be a witness of an era the same is strengthened and pervaded by a humanistic inspiration.

I have not cited the Portuguese writer by chance accosting him to the great master of photography of all time because for those incomprehensible "upheavals of thought" the two, although in different disciplines, are united by a sentence of the man of letters. "The meaning of things" writes Pessoa "doesn’t lie in the time in which they last but in the intensity with which they are lived. For this reason there are unforgettable moments, inexplicable things and incomparable people "which, translated into images, is nothing but the inspiring principle of the moment in which everything is composed and sublimated.

Forever. Eduardo Gageiro moves right in this territory, in the space of a narration whose prose is set aside so that the bitter and disenchanted verses of the poetry of another great Portuguese, de Sá Carneiro and from which the lesson of W. Eugene Smith is intact. Gageiro don’t forget: the chronicle becomes history as soon as it is composed and if an episode that takes place before the eyes does not inspire compassion, the cue to understand the pain and beauty life will be lived in vain.

And we, in the hardness of the task assigned to us by life, learn the existence of common roots, like a wind that has carved the memory of man, indelibly. And therefore, those who know the seafarers can not fail to be moved by the written apprehension in the gesture and in the eyes of two women caught waiting for the horizon of the Atlantic to return the boat to their sight with their men.

The compositional form of Gageiro meets the pathos, meets it and marries it giving life to an indissoluble bond that will accompany its entire production, with only one goal: to describe the moment. This very personal and bitter "moment", strongly influenced by disenchantment, is reevaluated precisely in the light of the verses of de Sá Carneiro when he writes: "Nothing great is born that is not born cursed; nothing noble grows, which grows without withering. If so, so be it ".

Here, then, that the photographic language of Gageiro takes shape, becomes even more intelligible, become evident, to the point that the observer immediately understands how the humanistic vocation pervades and shapes what has been called "the grammar of existence". Gageiro is in turn a poet. His poetry is not delivered to the ink nor flows into the succession of verses, his poetry is photographic, his verses are there, already existing, they move and are composed in reality. It is enough for him to catch them, like ripe fruits of the tree of life.

 

Giuseppe Cicozzetti

 

ph. Eduardo Gageiro

 

http://www.eduardogageiro.com/

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