FOTOTECA SIRACUSANA
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SCRIPTPHOTOGRAPHY
Paul FUSCO (USA)
PAUL FUSCO
In un giorno come questo. 8 giugno 1968, un treno parte dalla Penn Station di New York. Non è un treno qualsiasi, uno di quelli per intenderci che ogni ora del giorno si muovono per trasportare decine di migliaia di passeggeri. No, su quel treno c’è il cuore piangente dell’America e sta per essere sepolto nel cimitero nazionale di Arlington, dove riposano i personaggi che hanno dato lustro e fama al Paese, compreso il fratello John. Su quel treno c’è il feretro di Robert Francis Kennedy, per tutti Bob. Paul Fusco all’epoca è un giovane fotoreporter di Look Magazine, ha appena ricevuto l’incarico si salire su quel treno per fotografare i momenti della solenne sepoltura. Non è convinto. Teme di trovare un’orda di fotografi che racconteranno lo stesso avvenimento. Il resto lo fanno i servizi segreti che di quel treno avevano il possesso. “Stai qui e non muoverti” gli dissero. E lui obbedì. Ma ha bisogno di un’idea e ne ha bisogno alla svelta. A dargli una mano ci si metterà il treno stesso, perché come si è detto non è un treno qualsiasi, non ha nessuna fretta di arrivare. E infatti, obbligato a soste e concedere precedenze, il treno perché arrivi a destinazione impiega otto ore, otto lunghissime ore quando normalmente per coprire la tratta New York-Washington ne occorre un terzo. In otto ore di viaggio Paul Fusco scatterà qualcosa come duemila fotografie. Ma cosa ha da raccontare Paul Fusco che restituisca il senso di un Paese profondamente scosso? Ha un’idea semplice, una di quelle a cui nessuno poteva pensare perché, appunto, troppo semplice e dunque scartata con sufficienza: si accosta al finestrino e scatta le immagini di una folla sgomenta e rispettosa venuta di stazione in stazione a rendere omaggio alla salma di Bob Kennedy.
Gente che ha momentaneamente abbandonato il “dio sconosciuto” del Midwest (o forse sarebbe più corretto affermare che da un dio distratto sono loro a essere stati abbandonati) e accorre per un ultimo accorato saluto. Gente così, come tanta ed è proprio quella l’ossatura civile degli Stati Uniti, il “cemento umano” che su cui l’America poggia le sue fondamenta. Nel breve volgere di pochi anni ha visto assassinate due speranze, due uomini troppo in fretta divenuti miti quando ancora se ne avvertiva il bisogno perché il respiro democratico continuasse a spingere sul terreno dei diritti civili e di un benessere da consolidare. Ora sono lì, muti, commossi, piangenti, dritti e attoniti, un milione di persone con la compostezza di chi è venuto a rendere omaggio non più al funerale di un uomo ma a quello della propria storia. Ed è questo che vede l’obiettivo di Paul Fusco; e scatta, scatta senza pensare per produrre un documento che commuove e indigna.
Ma per almeno trent’anni quel lavoro lo vedrà solo lui. Poco dopo infatti Look Magazine fallisce (vende per sei milioni di copie ma non è sufficiente a garantirgli l’esistenza) e il reportage di Paul Fusco si arena. E a nulla serve il pellegrinaggio presso gli editori: “il tempo è passato” si sente rispondere “a chi vuoi che interessi una storia che si preferisce dimenticare?”. Fusco è frustrato ma nel 1998 ottiene soddisfazione. A pubblicare quel reportage sarà ‘George’ la rivista mensile di cui è editore John John Kennedy, figlio di John e nipote di Bobby. E’ un successo. Da quel momento in avanti “Funeral Train” è al centro dell’interesse. L’agenzia Magnum produce un portfolio, in Europa si allestisce una mostra. Più tardi, agli inizi degli anni 2000 un libro ne sancirà il definitivo ingresso nella storia del costume e della fotografia. Fusco ottiene che si rispetti una condizione, chiedendo, come ha più volte raccontato “che le foto siano stampate solo sulle pagine di destra perché i lettori non devono muovere la testa, ma restare immobili, girare solo la pagina e veder scorrere le facce come se fossero anche loro dietro il finestrino del treno, accanto al feretro di Bobby".
Lo meritava. Allora come adesso.
Giuseppe Cicozzetti
da “Funeral Train”
foto Paul Fusco
https://www.magnumphotos.com/newsroom/politics/paul-fusco-rfk-funeral-train/
On a day like this. June 8, 1968, a train departs from Penn Station in New York. It’s not an ordinary train, one of those to be clear that every hour of the day they move to transport thousands of passengers.
No, on that train there’s the weeping heart of America and is about to be buried in Arlington National Cemetery, where the characters that have given prestige and fame to the country, including Brother John, rest.
On that train there is the coffin of Robert Francis Kennedy, for all Bob. Paul Fusco at the time is a young photojournalist of Look Magazine, has just received the task to get on that train to photograph the moments of solemn burial.
He’s not convinced. He fears to find a horde of photographers who will tell the same event. The rest are made by the secret services of that train. "Stay here and do not move," they told him. And he obeyed.
But he needs an idea and needs it quickly. To give him a hand you will put the train itself, because as we said it is not any train, it is in no hurry to get there. In fact, obliged to stop and give precedence, the train to arrive at the destination takes eight hours, eight long hours when normally to cover the route New York-Washington it takes a third.
In eight hours of travel, Paul Fusco will shoot something like two thousand photographs. But what does Paul Fusco have to say that gives back the sense of a deeply shaken Nation? He has a simple idea, one of those that no one could think of because, in fact, too simple and therefore discarded sufficiently: he approaches the window and takes pictures of a dismayed and respectful crowd coming from station to station to pay homage to the body by Bob Kennedy.
People who have momentarily abandoned the "unknown god" of the Midwest (or perhaps it would be more correct to affirm that they were abandoned by an absent-minded god) and he rushes for a last heartfelt greeting. People like that, and so is the civil structure of the United States, the "human cement" that America bases its foundations on.
In the short span of a few years he saw two hopes assassinated, two men too quickly became myths when they still felt the need for the democratic breath to continue to push the civil rights and welfare to be consolidated. Now they are there, mute, moved, crying, straight and stunned, a million people with the composure of those who came to pay homage no more to the funeral of a man but to that of their own history. And that's what Paul Fusco's lens is; and shoot, shoot without thinking to produce a document that moves and indignant.
But for at least thirty years that work will only be seen by him. Shortly after, in fact, Look Magazine fails (sells for six million copies but it is not enough to guarantee the existence) and the report by Paul Fusco is in tune. And the pilgrimage to publishers is useless: "time has passed, who wants a story that anyone prefer to forget?".
Fusco is frustrated but in 1998 he gets satisfaction. To publish that report will be 'George' the monthly magazine of which is publisher John John Kennedy, son of John and nephew of Bobby. It's a success. From that moment on "Funeral Train" is at the center of interest. The Magnum agency produces a portfolio, in Europe an exhibition is set up. Later, at the beginning of the 2000s, a book will establish its definitive entry into the history of costume and photography.
Fusco obtains that a condition is respected, asking, as he repeatedly said "that the photos are printed only on the right pages because readers do not have to move their head, but remain motionless, turn only the page and see the faces slide as if they were also behind the train window, next to Bobby's coffin. "
He deserved it. Then as now.
Giuseppe Cicozzetti
ph. Paul Fusco
https://www.magnumphotos.com/newsroom/politics/paul-fusco-rfk-funeral-train/