FOTOTECA SIRACUSANA
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SCRIPTPHOTOGRAPHY
Enzo CRISPINO (Italia)
ENZO CRISPINO
La memoria dei luoghi. Una bellezza sfiorita racconta i suoi fasti, potentemente, nel silenzio d’un grave interludio che si schiude a quanti della memoria serbano il sentimento. Luoghi, ormai privi di vita e non ancora defunti, quasi che il passaggio rovinoso della dimenticanza, quando ancora nel limbo della dissoluzione non si è consumato il mortale trasferimento da sfacelo e rovina, dicessero che qui vita c’è stata e che i fasti dell’uomo e la sua caduta coincidono perpetuamente. E poiché persino nella distruttiva forza dell’oblio giace una poesia dell’incuria, un afflato così tenue da assordarci coi ricordi, noi tra gli ambienti di una villa padronale cogliamo i segni del ristabilirsi di una nuova estetica. Sfida suprema è raccontare le “memoriae loci”, la loro decadenza che fu a un tempo trionfo e gloria mentre ora non restano che i detriti di una funerea contemporaneità. Enzo Crispino ama la memoria e con le sue immagini si fa aedo d’un tempo che non c’è più per restituire il senso di uno spazio che gli appartiene ma che visto alla filigrana dell’esperienza umana quei luoghi, quei muri, quegli ambienti ormai scheletriti suggellano una metafora assai più profonda. Il silenzio ha una sua voce. In “La bellezza perduta”, un lavoro che dà il titolo al suo eccellente libro fotografico, gli echi dissonanti dell’abbandono ci colgono sorprendendoci: vedere gli ambienti spogli, denudati della memoria e consegnati all’assenza ci trasportano in una materialità metafisica nella quale è proprio il “vuoto” ad assumere la consegna di portavoce di un passato glorioso. Cos’è mai l’abbandono se non la spoliazione del senso? Ecco dunque finestre come occhi cui il mondo esterno, l’immarcescibile presente, versa i suoi freddi strali e vi dilaga perché noi possiamo incrociare le misere e polverose suppellettili. Qui Enzo Crispino aggira il suo sguardo – delicatissimo e impietoso – tra quelli che somigliano a massi che hanno perduto la loro vocazione erratica e che ora giacciono inermi sulle sponde d’un mare un tempo ben navigato. Tracce, segni, dettagli e particolari che non hanno ancora esaurito la loro vena evocativa. La memoria è proprio questo, un flusso che si dipana nella Storia. Per restarci. Ecco che in “Tracce di memoria” la Storia alita ancora il suo fiato, flebile forse eppure mai estinto tanto che nel fragore del nulla ascoltiamo ancora il suo stridio. E il silenzio, che non fa domande ma può regalarci una risposta a tutti gli interrogativi, è un tema assai caro alla sensibilità del fotografo. Tra “Il rumore del silenzio” si aggira lo spirito di un grande maestro, uno per cui “lo sguardo diventa un sentire etico, la possibilità di indagare e raccontare che sembrano aver perso ogni riconoscibilità”, Luigi Ghirri. La tensione narrativa dall’interno divaga in un esterno assoluto, astrale e livido come un sonno inquieto e poi spezzato e in cui la contraddizione minimalista è superata da un rigorosissimo senso della composizione. La metafisica è risolta negli accenni spaziali, nelle profondità prospettiche contese tra cieli gravidi e una terra che ha dismesso le dissolutezze estive e ora si consegna alla placida intimità. Enzo Crispino, si è detto, ama i silenzi e, insieme, l’invito ad ascoltarne le voci perché il silenzio è un recinto attorno al quale vive la saggezza.
Giuseppe Cicozzetti
da “La bellezza perduta”; “Tracce di memoria”; “Il rumore del silenzio”
foto Enzo Crispino
The memory of places. A faded beauty recounts its splendor, powerfully, in the silence of a serious interlude that opens up to those who retain the feeling of memory. Places, now devoid of life and not yet dead, as if the ruinous passage of forgetfulness, when in the limbo of dissolution the mortal transfer from ruin and ruin has not yet been consumed, said that life here has been and that the splendor of man and his fall coincide perpetually.
And since even in the destructive force of oblivion lies a poem of neglect, a breath so tenuous as to deafen with memories, we among the rooms of a manor house we grasp the signs of the re-establishment of a new aesthetic. Supreme challenge is to recount the "memoriae loci", their decadence which was both a triumph and glory, while now there remains only the debris of a funereal contemporaneity.
Enzo Crispino loves memory and with his images he make himself aedo long of a time that no longer exists to give back the sense of a space that belongs to him, but that he saw to the filigree of human experience those places, those walls, those environments now skeletal, they seal a much deeper metaphor. Silence has its own voice.
In "The lost beauty", a work that gives the title to his excellent photobook, the dissonant echoes of abandonment catch us surprising: to see the bare environments, stripped of memory and delivered to the absence transport us in a metaphysical materiality in which it is precisely the "void" that assumes the delivery of a spokesman for a glorious past. What is abandonment, if not the dispossession of meaning?
Here, windows like eyes to which the external world, the immortriurant present, pours its cold arrows and spreads us because we can meet the miserable and dusty furnishings. Here Enzo Crispino wanders his gaze - very delicate and merciless - among those that resemble boulders that have lost their erratic vocation and now lie helpless on the shores of a once well-navigated sea.
Traces, signs, details that have not yet exhausted their evocative vein. Memory is just that, a flow that unfolds in history. To stay there. Here in "Traces of memory" History still breathes its breath, weak but perhaps never extinguished so much that in the crash of nothingness we still hear his screeching. And silence, which does not ask questions but can give us an answer to all the questions, is a subject very dear to the photographer’s sensitivity.
Among "The noise of silence" hovers the spirit of a great master, one for whom the gaze becomes an ethical feeling, the possibility to investigate and narrate that seem to have lost any recognizability", Luigi Ghirri.
The narrative tension from within digresses into an absolute, astral and livid external, like a restless and then broken sleep and in which the minimalist contradiction is overcome by a very strict sense of composition.
Metaphysics is resolved in the spatial hints, in the perspective depths contended between gravid skies and a land that has decommissioned the summer dissoluteness and now gives itself to the placid intimacy. Enzo Crispino, it has been said, loves the silences and, together, the invitation to listen to their voices because silence is an fence around which wisdom lives.
Giuseppe Cicozzetti
from “The lost beauty”; "Traces of memory"; "The noise of silence"
ph. Enzo Crispino