FOTOTECA SIRACUSANA
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Lorenzo TUGNOLI (IT)
LORENZO TUGNOLI
Vi siete mai chiesti cosa hanno in comune la Sardegna e lo Yemen? Molto. In Sardegna infatti, nella regione del Sulcis, una tra le più povere d’Italia, si fabbricano bombe che devastano lo Yemen in una guerra dimenticata che dura da ormai quattro sanguinosi anni, nel silenzio delle vittime, dei carnefici e delle maestranze sarde. Le bombe italiane mietono morte, soprattutto tra i bambini. Eppure l’articolo 11 della nostra Costituzione recita: “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” ma non pare sia vietato costruire e vendere armi (l’Italia è il decimo paese al mondo produttore d’armi) che causano in ogni parte del mondo un numero imprecisato di morti. Ogni giorno. Ogni anno. Se il governo italiano non mette in atto una moratoria sull’esportazione di armi e la successiva messa al bando del business della guerra è da ritenersi responsabile delle migliaia di morti che si contano tra la popolazione yemenita. Di questa guerra non si parla. Di una guerra assai più sanguinosa di quella che vede coinvolta la Siria non si parla, né si deve. Ci sono in campo interessi milionari e, dice qualcuno, il mantenimento dell’economia di un’area che senza la produzione d’armi sprofonderebbe di nuovo nella povertà. L’equazione lavoro-morte calpesta l’etica umana, ammesso che gli interessi economici posseggano un’etica. Il fotoreporter Lorenzo Tugnoli (che con questo progetto si è aggiudicato il premio Pulitzer 2019 nella categoria Feature Photography) ha fotografato uno Yemen devastato da una guerra senza quartiere e i cui effetti sono visibili nelle condizioni d’emergenza che coinvolgono la popolazione civile. Lorenzo Tugnoli si è trovato esattamente nel punto in cui Sardegna e Yemen si incontrano: tra le macerie di una nazione che può sopravvivere soltanto grazie agli aiuti umanitari. Purché non si dica, purché nessuno disturbi il flusso di denaro che l’Arabia Saudita, che guida la coalizione di numerosi Stati in guerra contro lo Yemen, assicura all’industria bellica italiana. Il reportage di Tugnoli, dalle cui immagini percepiamo per intero la sofferenza di una popolazione, ha la forza di svelare questa mortale ipocrisia, urlando alla nostra disattenzione, scuotendo le nostre coscienze. La vita in Yemen vale poco. Nello scacchiere internazionale è poco più che una pedina sacrificabile, come se i morti non contassero nulla, come se la vita non contasse nulla: per il mondo lo Yemen è più lontano della luna. Ma intanto le immagini ci raccontano di un’umanità a cui è stata sottratta la dignità, e dove tutto, cure, approvvigionamenti, avviene secondo le modalità di un’emergenza diventata ordinaria amministrazione di una vita volta alla sopravvivenza. Occorre dirlo ancora e ancora: dai cieli dello Yemen piove un carico di morte proveniente dalla Sardegna. Possiamo fermarlo. Dobbiamo fermarlo. Se ancora vogliamo conservare la parvenza di uomini raziocinanti dobbiamo chiedere al nostro governo di bloccare l’esportazione d’armi verso lo Yemen, altrimenti siamo complici di una barbarie senza senso. Se le fotografie di Tugnoli ci scuotono è perché lo meritiamo; e quand’anche arrivano a sgomentarci, a indignarci, siamo molto lontani dal percepire in profondità un dramma che non viviamo. Ma che produciamo. Nel silenzio. Di tutti.
Giuseppe Cicozzetti
da “Yemen”
foto Lorenzo Tugnoli
Have you ever wondered what Sardinia and Yemen have in common? A lot. In Sardinia, in the region of Sulcis, one of the poorest in Italy, bombs are produced to devastate Yemen in a forgotten war that has lasted for four bloody years, in the silence of the victims, the executioners and the Sardinian workers.
Italian bombs cause death, especially among children. Yet Article 11 of our Constitution states: "Italy repudiates war as an instrument of offense against the freedom of other peoples and as a means of resolving international disputes" but it does not seem to be forbidden to build and sell weapons (Italy is the tenth country in the world producing weapons) that cause an unknown number of deaths in every part of the world.
Everyday. Every year. If the Italian government does not implement a moratorium on the export of arms and the subsequent ban on the business of war is to be held responsible for the thousands of deaths that are counted among the Yemeni population. We’re not talking about this war. Nobody’s talking about a war that is much more bloody than the one in which Syria is involved. There are millionaire interests in the field and, some say, maintaining the economy of an area that would once again sink into poverty without the production of weapons.
The work-death equation tramples on human ethics, assuming that economic interests possess an ethic. The photojournalist Lorenzo Tugnoli (who won the Pulitzer 2019 prize in the Feature Photography category with this project) photographed a Yemen devastated by a war without quarter and whose effects are visible in the emergency conditions involving the civilian population.
Lorenzo Tugnoli found himself exactly at the point where Sardinia and Yemen meet: in the rubble of a nation that can only survive thanks to humanitarian aid. Provided no one says so, as long as no one disturbs the flow of money that Saudi Arabia, which leads the coalition of numerous warring states against Yemen, assures the Italian arms industry. The report by Tugnoli, from whose images we fully perceive the suffering of a population, has the strength to reveal this deadly hypocrisy, shouting at our inattention, shaking our consciences. Life in Yemen is worthless.
In the international scenery it’s little more than an expendable pawn, as if the dead counted for nothing, as if life did not count for anything: for the world, Yemen is farther than the moon. But in the meantime the images tell us of a humanity to which dignity has been stolen, and where everything, care, supplies, takes place in the manner of an emergency that has become an ordinary life-long administration.
It must be said again and again: a load of death from Sardinia is raining from the skies of Yemen. We can stop it. We have to stop it. If we still want to preserve the appearance of reasoning men, we must ask our government to stop exporting arms to Yemen, otherwise we are complicit in meaningless barbarism. If Tugnoli's photographs shake us it's because we deserve it; and even when they come to dismay us, to be indignant, we are very far from perceiving in depth a drama that we do not live. But what we produce. In the silence. Of all.
Giuseppe Cicozzetti
from “Yemen”
ph. Lorenzo Tugnoli