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SCRIPTPHOTOGRAPHY

LU GUANG                                                                                                   (Cina)

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LU GUANG

Una frase attribuita a Stalin, recita: “Una morte è una tragedia, un milione di morti è statistica”; e forse per questo ne condannò a milioni. Ma seppure dentro una statistica, tra l’anonimato di cifre e numeri freddi come il ghiaccio, si nascondono i nomi di donne, uomini e, ahimè, bambini che un “calcolo” vorrebbe neutralizzare ogni commozione. Statistica, questo siamo per qualcuno. Cina, oggi. Uno studio del gruppo indipendente di ricerca Berkley Heart calcola che in Cina muoiano circa 1.600.000 l’anno per problemi derivate da patologie causate dall’inquinamento atmosferico e ambientale. Giusto per dare un ordine di grandezza che ci avvicina al dramma è come se ogni anno sparisse l’intera popolazione di una città come Milano. Ma in Cina non si deve sapere né, soprattutto, mostrare. Ne sa qualcosa il famoso fotografo cinese Lu Guang. Per circa un mese del suo destino nessuno ne ha saputo nulla, nemmeno i propri cari. Sparito, evaporato. Poi, a sorpresa – ma proprio sorpresa non è – le autorità cinesi lasciano trapelare che Lu Guang è stato arrestato. La sua colpa è quella d’aver mostrato al mondo intero gli effetti sulla popolazione delle devastanti conseguenze di uno sviluppo industriale scriteriato. Il Pil, innanzi tutto; e pazienza se la corsa all’industrializzazione miete vittime: la loro vita, come la loro morte è quella fredda statistica da sacrificare in nome di un’economia dagli aspetti criminali. I veleni entrano nel sangue, i polmoni sono pieni di sostanze tossiche e l’insorgenza di patologie tumorali cresce con lo stesso andamento degli indici economici. Lu Guang, attraverso immagini fortemente drammatiche, sarebbe colpevole di avere svelato un segreto, il dramma di un’apocalisse quotidiana che il governo di Xi Jinping si impegna a tenere nascosto, e che nonostante abbia investito considerevoli risorse finanziarie, umane e materiali per mettere freno alle emissioni inquinanti è ben lontano dalla risoluzione del problema. Nel frattempo c’è la censura. Lu Guang ha raccontato un inferno nel quale non esistono regole né norme che tutelino i lavoratori, le prime vittime, né ancora sistemi di depurazione delle acque o impianti che riducano le emissioni tossiche nell’atmosfera, con il risultato che le sostanze inquinanti entrano nella catena alimentare producendo nuove devastanti patologie mortali. Il lavoro di Lu Guang, il cui urlo ci giunge dalle mura di una prigione chissà dove, conduce dritti all’essenza della funzione del reportage: farci vedere quello che non possiamo vedere e, di conseguenza, assumere coscienza di accadimenti dei quali non sapremmo mai nulla se non echi lontani. In Cina ci si ammala e si muore, ogni giorno, ma non bisogna dirlo e, se possibile, nemmeno mostrarlo: siamo statistica, non esseri umani.

Giuseppe Cicozzetti

foto Lu Guang  

 

A phrase attributed to Stalin, reads: "A death is a tragedy, a million deaths are statistics"; and perhaps for this reason he condemned it to millions. But even within a statistic, between the anonymity of numbers and numbers as cold as ice, the names of women, men and, children are hidden, that a "calculation" would like to neutralize every emotion.

Statistics, that’s we are for someone. China, today. A study by the independent research group Berkley Heart estimates that in China around 1,600,000 people die each year from problems caused by diseases caused by atmospheric and environmental pollution. Just to give an order of magnitude that brings us closer to the drama is as if every year the entire population of a city like Milan disappears.

But in China one should not know, or above all, show. The famous Chinese photographer Lu Guang knows something about it. For about a month of his destiny nobody knew anything about it, not even their loved ones. Disappeared, evaporated. Then, surprisingly - but it is not surprising - the Chinese authorities let it be leaked that Lu Guang was arrested. His fault is that he had shown the effects on the population of the devastating consequences of shameful industrial development to the entire world. The GDP, first of all; and patience if the rush to industrialization reaps victims: their life, like their death is that cold statistic to be sacrificed in the name of an economy with criminal aspects.

The poisons enter the blood, the lungs are full of toxic substances and the onset of tumors grows with the same trend of the economic indices. Lu Guang, through very dramatic images, would be guilty of having unveiled a secret, the drama of a daily apocalypse that the Xi Jinping government is committed to keeping hidden, and that despite having invested considerable financial, human and material resources to curb polluting emissions is far from solving the problem.

In the meantime there’s the censorship. Lu Guang told a hell in which there are no rules or rules that protect workers, the first victims, nor water purification systems or plants that reduce toxic emissions into the atmosphere, with the result that pollutants enter the chain food producing new devastating deadly diseases. The work of Lu Guang, whose cry comes to us from the walls of a prison somewhere, leads straight to the essence of the function of reportage: let us see what we can not see and, consequently, become aware of events of which we would never know nothing if you do not echo away. In China we get sick and die, every day, but we must not say it and, if possible, not even show it: we are statistics, not human beings.

Giuseppe Cicozzetti

ph. Lu Guang

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