FOTOTECA SIRACUSANA
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SCRIPTPHOTOGRAPHY
Beat KUERT (Svizzera)
BEAT KUERT
Installazioni, visual art, video e fotografia – e la fotografia non è certo un elemento secondario. Questo è il terreno artistico di Beat Kuert, artista svizzero determinato a fondere la complessa articolazione delle diverse discipline in un dialogo sincretico ed efficacissimo. Fermiamoci alla fotografia. Quelle che propongo fanno parte di “Good mornig darkness”, una serie che irrompe sulla staticità dell’immagine fotografica per proporsi a una lettura “filmica” da immagini in movimento. E come tali sono proposte all’osservazione, proiettate nell’oscurità di una sala per scomparire con l’affiorare della luce. Lo spazio espositivo dunque diviene metafora della camera oscura, il luogo nel quale in virtù del buio tutto si genera e l’immagine assume la sua forma definitiva. Tutto è temporaneo, volubile e come un pensiero irrompe alla mente va fermato subito. Dopo può essere tardi.
Il bianco nero è struggente e drammatico, assai funzionale alla descrizione di corpi tormentati, scolpiti dalla luce che vi si abbatte e ne delinea il dramma. Buio. Un buio esistenziale insegue l’immagine, la conquista e si attesta come elemento con cui la luce è sfidata a ingaggiare una sfida. E luce c’è e spesso diventa il “punctum”, l’elemento centrale che cattura la nostra attenzione. Si veda a questo proposito la fotografia di una pietà laica in cui un riflesso luminoso brilla sul capo di una giovane donna, mentre alla sua sinistra un corpo ormai senza vita giace come in una raffigurazione pittorica cinquecentesca. Ma si noti inoltre la foto nella quale sempre una giovane donna ha tra le labbra una sigaretta resa luminescente dall’acuto riflesso; guardate come un gioco di luci attiri il fumo fino a renderlo una mezzaluna che vira verso l’alto: è un invito a spostare la nostra attenzione sull’altro terzo di immagine, verso cioè quel che vediamo di un uomo nudo, supino e del quale non sappiamo il destino. Fotografie costruite sapientemente, con un occhio alla contemporaneità e l’altro saldamente ancorato alla tradizione pittorica che, quasi fatalmente, definiremmo “caravaggesca”. Ma ci sono dentro echi di Murnau, del Caligari di Wiene, di Pabst, Dreyer e persino Lang, mescolati con l’avanguardia pittorica e la dirompente fotografia francese contemporanea. Tutto dialoga, tutto di intende. Nuovo e antico scorrono sul filo della sperimentazione nell’alternanza tra contenuto oggettivo e allusioni fantastiche in cui può farsi così buio a mezzogiorno da oscurare argenti e anime, lame e coscienze. I tormenti, le angosce, le grida che a noi arrivano mute sono restituite nel pieno della loro drammatica intensità in cui si riflette, però, una robusta dose di quella che viene definita la “poetica della composizione”, il transfer emotivo del fotografo che non abbandona i soggetti agli squilibri di interpretazioni estemporanee e lontane dall’essere ricevibili. “Good morning darkness” è un lavoro potente e delicato, utile a tutti noi per comprendere come al buio ogni cosa assuma una forma più chiaro, un senso, una connotazione. Ma è anche un lavoro urticante, capace di sgomentare. Ma a questo è chiamato un artista.
Giuseppe Cicozzetti
da “Good morning darkness”
foto Beat Kuert
Installations, visual art, video and photography - and photography is certainly not a secondary element. This is the artistic ground of Beat Kuert, a Swiss artist determined to blend the complex articulation of the various disciplines into a syncretic and effective dialogue.
Let's stop at photography. What I propose is part of "Good mornig darkness", a series that breaks on the staticity of the photographic image to propose a "movie" reading of motion pictures. And as such are proposed for observation, projected into the darkness of a room to disappear with the appearance of light.
The exhibition space thus becomes the metaphor of the dark chamber, the place where by virtue of dark everything is created and the image assumes its definitive form. Everything is temporary, fickle, and as a thought breaks into the mind, it must be stopped immediately. Then, it may be late.
Black white is dazzling and dramatic, very functional in the description of tormented bodies, sculpted by the light that has fallen and outlines the drama. Dark. A dark existence pursues the image, conquers and stands out as an element with which light is challenged to engage a challenge.
And light is there and often becomes the "punctum", the central element that captures our attention. See in this regard the photograph of a lay pardon in which a bright reflection shines on the head of a young woman, while on its left a lifeless body lying as in a sixteenth-century pictorial depiction.
But also note the photo in which a young woman always has between her lips a luminescent cigarette with acute reflection; look at how a light game draws smoke up to make it a crescent rising upwards. It is an invitation to move our attention to the other third of the image, that is, what we see of a naked, supine man we don’t know his destiny.
Well-constructed photographs, with an eye to contemporaryity and the other firmly anchored to the pictorial tradition that, almost fatally, would be called "caravaggesca". But there are in Murnau echoes, Wiener’s Caligari, Pabst, Dreyer and even Lang, mixed with the pictorial avant-garde and the frenetic contemporary French photography. Everyone talks, everything you mean. New and ancient flow to the thread of experimentation in alternating between objective content and fantastic allusions where it can become so dark at noon to obscure silver and souls, blades and consciences.
The torments, the anguish, the screams that come to us are restored to the full of their dramatic intensity, reflecting, however, a robust dose of what is called the "poetics of composition", the emotional transfer of the photographer who does not abandons the subjects to the imbalance of extemporaneous interpretations and far from being admissible. "Good morning darkness" is a powerful and delicate work, useful to all of us to understand how in the dark every part takes on a clearer form, a sense, a connotation. But it is also a shriveling job, capable of astonishment. But to this is called an artist.
Giuseppe Cicozzetti
from “Good morning darkness”
ph. Beat Kuert