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Maurizio FRULLANI (IT)
MAURIZIO FRULLANI
Metafora grandiosa è il mito che presto sconfina oltre la comprensione umana. Storia è il mito che ci aiuta a comprendere gli aspetti più misteriosi di noi stessi. Non è dunque ingannevole un mito, ma un modo, un altro ancora, per raggiungere una profonda verità. Il ricorso agli dèi, ai miti, alle gesta eroiche ha rappresentato nel mondo antico la risposta a tutto ciò che andava compreso, dai fenomeni naturali fino alle più complesse pulsioni dei sentimenti umani. Maurizio Frullani (1942-2015) ne è stato consapevole e ha lungamente esplorato il mito, affrontandolo per ricavarne un senso che illumini il contemporaneo; e senza paura che la sua traduzione – termine che nella sua etimologia racchiude un “tradimento” – in immagini si rivelasse un semplice esercizio estetizzante. Il senso c’è è resta ben saldo, seppure nel contesto modernista che invade la scena. Regine, eroi, minotauri. Leggende che assumono sostanza e significato in forma di tableaux vivant, nell’apparato teatrale di un set dove nulla è imparentato con la casualità e dove ogni dettaglio concorre alla composizione del racconto. Con Maurizio Frullani siamo alla poetica del fantastico; un fantastico carnale, evidente e vero, in cui l’inesplicabile è ritenuto necessario soprattutto in vista del consolidarsi di una società che fatica a sostenere il dubbio. Saudek bussa alla porta e Frullani ne ascolta il battito, le sdrucciolevoli suggestioni, qui però tenute insieme da un filo che attinge a alla tradizione millenaria dell’uomo, mentre Witkins fa capolino, pronto a mettere il suo personalissimo sigillo. Così la morte di Deianira si mischia con i volti argillosi di eroi senza tempo e per questo di ogni tempo; come a ogni tempo appartiene il mito d’Ulisse alla reggia di Circe, straordinaria metafora non già dei poteri d’una maga, ma del disvelarsi della natura maschile punita inevitabilmente da una nemesi al femminile. Omero era già moderno al suo tempo. Frullani lo è quando invita tutti noi ad avere rispetto del nostro pianeta. E’ il caso di “Agonia di Gea”, foto nella quale i soggetti arrivano in soccorso di una giovane donna morente. Mito e contemporaneità si avvicendano in una filologia che travalica il tempo e grazie alla quale scopriamo che le incursioni di un progresso modernista nelle abitudini dell’uomo non ne hanno scalfito il desiderio di raccontare per potersi meglio conoscere. Anche con la necessaria ironia con cui è risolto il tema della “Cavalcata delle Valchirie”, creature sì mitologiche ma che si misurano con i mezzi messi a disposizione del moderno; oppure nella “Infanzia di Icaro”. Frullani è stato un visionario gentile, ha accarezzato il mito con un tocco leggero e, al contempo, profondo e sensuale. E assai evocativo, merce rarissima al giorno d’oggi.
Giuseppe Cicozzetti
da “Santi, miti e leggende” ; “Baba Yaga”
foto Maurizio Frullani
What a great metaphor is the myth, which soon overcomes human understanding. History is the myth that helps us understand the most mysterious aspects of ourselves.
Therefore a myth is not false, but a way, another one, to reach a profound truth. The recourse to the gods, myths and heroic deeds represented in the ancient world the answer to everything that had to be understood, from natural phenomena to the most complex impulses of human feelings.
Maurizio Frullani has been aware of this and has long explored the myth, confronting it to obtain a sense that illuminates the contemporary; and without fear that his translation - a term that in its etymology contains a "betrayal" - in images turned out to be a simple aesthetic exercise.
The sense is there and is still firm, although in the modernist context that invades the scene. Queens, heroes, minotaurs. Legends that take on substance and meaning in the form of tableaux vivant, in the theatrical apparatus of a set where nothing is related to chance and where every detail contributes to the composition of the story.
With Maurizio Frullani we are at the poetics of the fantastic; a fantastic carnal, evident and true, in which the inexplicable is considered necessary above all in view of the consolidation of a society that struggles to support doubt. Saudek knocks at the door and Frullani hears the beat, the slippery suggestions, but here held together by a thread that draws on the ancient tradition of man, while Witkins peeps, ready to put his very personal seal.
Thus the death of Deianira mixes with the clayey faces of timeless heroes and for this of every time; as at all times the myth of Odysseus belongs to the palace of Circe, an extraordinary metaphor not of the powers of a sorceress, but the unveiling of the masculine nature inevitably punished by a female nemesis. Homer was already modern in his time.
Frullani is the same when he invites all of us to have respect for our planet. This is the case of "Agony of Gea", a photo in which the subjects arrive to the rescue of a dying young woman. Myth and contemporaneity are alternated in a philology that goes beyond time and thanks to which we discover that the incursions of modernist progress in human habits have not affected the desire to recount in order to better know oneself.
Even with the necessary irony with which the theme of the "Ride of the Valkyries" is solved, mythological creatures that are measured with the means made available to the modern; or in the "Childhood of Icarus". Frullani was a kind visionary, he caressed the myth with a light touch and, at the same time, deep and sensual. It is very evocative, a very rare stuff nowadays.
Giuseppe Cicozzetti
from “Saints, myths and legends” ; “Baba Yaga”
ph. Maurizio Frullani