FOTOTECA SIRACUSANA
PHOTOGALLERY - FOTOGRAFIA VINTAGE - BIBLIOTECA TEMATICA - CAMERA OSCURA B&W - DIDATTICA
SCRIPTPHOTOGRAPHY
Giuseppe DELLA MARIA (IT)
GIUSEPPE DELLA MARIA
Guardate bene i volti di queste donne e uomini, tutti hanno un particolare in comune. Guardateli nello stretto spazio di un nero contorno, così come ci indica l’autore di questi scatti, il fotografo Giuseppe Della Maria, guardatene i solchi feroci che percorrono le tempie, che feriscono le guance, il candore dei “capelli color della neve”. Direste: sono anziani e avreste ragione; ma sono anche di più. Le donne e gli uomini che vedete sono tutti centenari, e qualcuno ha qualche anno in più dei cento. Guardateli con il rispetto che meritano, essi sono la nostra memoria storica. Dalla fierezza dei loro sguardi, indomita a rispetto degli anni, apprendiamo che hanno attraversato le vicende del “secolo breve”, ne hanno conosciuto i passaggi storici che la nostra generazione ha solo potuto studiare sui libri di Storia: due guerre mondiali, con in mezzo il Fascismo che squassò l’Italia, poi la Liberazione e dopo il voto per la Repubblica fino al nostro tempo. Queste donne e uomini hanno visto tutto. Molti tra loro, poiché la Storia non è solo fatta di eventi, hanno conosciuto i protagonisti, altri uomini che a noi appaiono lontani nel tempo ma a loro contemporanei. Tra loro c’è chi ha conosciuto Gabriele D’Annunzio, frequentato Pablo Picasso, dialogato con Benedetto Croce, chi ha partecipato alla cattura del bandito Giuliano. Giuseppe Della Maria vuole che siano i loro volti a parlare e nelle strettissime inquadrature chi guarda è chiamato ad ascoltarne la storia personale, come se si sentisse l’urgenza di chiudere i libri e lasciare che defluisca il loro racconto da testimoni. I “Ritratti di Centenari Toscani” (toscani, ecco un altro punto che lega i soggetti) dunque non è solo un catalogo di volti, è la Storia che si fa carne, è la memoria visiva e orale, è il racconto in forma viva del nostro stesso passato. Si è detto che la Storia è un tempo fornito di senso, senza il quale tutto scivola nella dissolvenza della cronaca. E il senso che cogliamo, quanto cioè si addensa nelle vite lunghissime dei centenari toscani, sta nello scrigno della memoria, nel cumulo di chi tanto ha visto, tanto vissuto e pianto un fiume e gioito, nel grande mistero quotidiano che l’uomo chiama vita. Dunque ci troviamo in presenza di qualcosa di più di una semplice ritrattistica – categoria alla quale il lavoro di Della Maria appartiene concettualmente – siamo di fronte a un lavoro dai risvolti antropologici, un’indagine non già introspettiva dei protagonisti ma capace di condurre il nostro sguardo e la nostra attenzione verso una immediata connessione emotiva che dilaga presto in una smisurata tenerezza. “Ritratti di Centenari Toscani” corre sul crinale sospeso tra documentazione e sociologia rispettando – qui cogliamo la sensibilità di Della Maria – un’intimità personale cui è stato assegnato il compito di organizzare un coro di voci nel quale l’esperienza personale si fonde con quella collettiva al fine di intessere una narrativa generale. E noi che guardiamo l’ottima indagine, volto dopo volto, occhi dopo occhi, rughe dopo rughe siamo rapiti dal desiderio di conoscere di più, di sapere di più della vita dei centenari, di ascoltare le loro storie per giungere a una consapevolezza già nota ma che siamo pronti a rinnovare. Parlo di quel senso di lieve turbamento che ci proviene dopo che abbiamo letto un libro che abbiamo amato e di cui, dopo essere giunti all’ultima pagina, siamo presi dall’invincibile curiosità di sapere qual è il destino dei protagonisti. Giuseppe Della Maria ci consegna la chiave per fare ingresso nel territorio della commozione e dell’empatia. E chi, come credo tutte le persone sensibili, ha rispetto per i nostri cari anziani, non potrà non protendersi emotivamente verso un senso di delicata ammirazione. Con “Ritratti di Centenari Toscani” Della Maria ha compiuto un miracolo. Pochi vi riescono nel loro lavoro. Pochi. In ogni fotografia sentiamo battere il cuore ancora pulsante del Novecento e dal libro fuoriesce il delicatissimo e vitale suono della vita.
Giuseppe Cicozzetti
da “Ritratti di Centenari Toscani”
foto Giuseppe Della Maria
Look carefully at the faces of these women and men, they all have one particular in common. Look at them in the narrow space of a black outline, as indicated by the author of these shots, the photographer Giuseppe Della Maria, look at the fierce furrows that run through the temples, which hurt the cheeks, the whiteness of the "snow-colored hair".
You would say: they are old and you would be right; but they are even more. The women and men you see are all centenarians, and someone is a few years older than a hundred. Look at them with the respect they deserve, they are our historical memory. From the pride of their looks, indomitable to respect for the years, we learn that they have gone through the events of the "short century", have known the historical steps that our generation has only been able to study in the history books: two world wars, with in the middle the Fascism that rattled Italy, then the Liberation and after the vote for the Republic up to our time.
These women and men have seen everything. Many of them, because history is not just made of events, they have known the protagonists, other men who appear to us far in time but to their contemporaries. Among them there are those who met Gabriele D'Annunzio, attended Pablo Picasso, conversed with Benedetto Croce, who participated in the capture of the bandit Giuliano.
Giuseppe Della Maria wants their faces to speak and in the narrow frames the viewer is called to listen to their personal story, as if he felt the urgency to close the books and let their story flow from witnesses. The "Portraits of Tuscan Centenarians" (Tuscan, here is another point that binds the subjects) so it is not only a catalog of faces, it is History that becomes flesh, it is the visual and oral memory, it is the story in live form of our own past. It has been said that history is a time provided with meaning, without which everything slips into the fading of the news.
And the sense we grasp, what that thickens in the long lives of Tuscan centenarians, lies in the casket of memory, in the accumulation of those who have seen and lived and cried a river and rejoiced in the great daily mystery that man calls life. So we find ourselves in the presence of something more than a simple portraiture - a category to which Della Maria's work conceptually belongs - we are dealing with a work with anthropological implications, an investigation not just introspective of the protagonists but able to lead our gaze and our attention to an immediate emotional connection that soon spreads into a endless tenderness.
"Portraits of Tuscan Centenarians" runs on the ridge suspended between documentation and sociology respecting - here we grasp the sensitivity of Della Maria - a personal intimacy which has been assigned the task of organizing a chorus of voices in which personal experience merges with that collective in order to interweave a general narrative.
And we who look at the excellent investigation, face after face, eyes after eyes, wrinkles after wrinkles we are kidnapped by the desire to know more, to know more about the life of centenarians, to listen to their stories to reach an awareness already known but that we are ready to renew. I speak of that sense of slight disturbance that comes to us after we have read a book that we have loved and of which, after coming to the last page, we are taken by the invincible curiosity to know what is the destiny of the protagonists.
Giuseppe Della Maria gives us the key to enter the territory of emotion and empathy. And who, as I believe all sensitive people, has respect for our dear elderly, can not emotionally reach out to a sense of delicate admiration. With "Portraits of Tuscan Centenarians" Della Maria has performed a miracle. Few can do it in their work. Few. In every picture we hear the heart still pounding of the twentieth century and the delicate and vital sound of life emerges from the book.
Giuseppe Cicozzetti
from "Portraits of Tuscan Centenarians"
ph. Giuseppe Della Maria