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SCRIPTPHOTOGRAPHY

Nuccia CAMMARA              (IT)

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NUCCIA CAMMARA

Invito a un viaggio. Dentro se stessi. Ha scritto Claudio Magris che “il desiderio di un viaggiatore è quello che il viaggio, una volta intrapreso, non finisca mai”. Ci sono viaggi verso luoghi lontani, che dipartono verso direzioni orizzontali, lineari e coerentemente logici; altri invece che scendono la verticalità del nostro essere. Questi sono i più difficili, la meta è sconosciuta e muoversi verso l’ignoto è un percorso colmo d’insidie rivelatrici. Tutti siamo alla ricerca della nostra identità. La fotografa palermitana Nuccia Cammara articola i temi della sua esplorazione proprio in questa direzione. Il registro è ricco di variabili, la fotografa affronta l’argomento da più angolazioni: dal sognante, accelerando sul delicato versante onirico, alla esplosione liberatoria d’un urlo simile a un ruggito di libertà. Ma è ai dettagli che Cammara affida il suo obiettivo. E in questi dettagli, tra queste “porzioni fisiche” appena rientranti nel quadro compositivo, nei richiami delle posture o a sogni che vogliamo mettere per iscritto dopo un sonno rivelatore leggiamo come vi sia contenuta una ricchezza descrittiva, una sintassi della psiche. Osservando il lavoro di Nuccia Cammara siamo, come si è detto, invitati a un viaggio. Un viaggio urticante, vetroso, in cui la potenza del simbolo sgomina certezze come nebbia alle prime ore del mattino, lo stesso tempo dove una mano invisibile accorre a cancellare ogni ricordo di sogno. Cammara tenta di afferrarne l’evanescenza, “il rapido mutare d’una visione in ricordo perduto” e lo fa, non potrebbe essere altrimenti, con un linguaggio fotografico che per afferrare l’inafferrabile ha messo a punto una propria grammatica visiva. E dunque in questo viaggio intorno all’essere si aprono come in un catalogo universale i tentativi di “interpretare” noi stessi; e noi obbediamo deviando, come suggeriscono le foto, da un percorso prestabilito per addentrarci in un labirinto di porte che si aprono per ventilare interrogativi. Se è vero che dopo un viaggio nessuno torna più lo stesso, qui, nel lavoro di Nuccia Cammara, c’è il preludio a una trasformazione, una discesa in noi stessi dal sapore catartico. Un cammino difficile ma necessario. Per tutti.

 

Giuseppe Cicozzetti

da “My hair caught in the grass”; “A Room Without the sea”; “From dusk to down”.

 

foto Nuccia Cammara

 

http://www.nucciacammara.it

Invitation to a journey. Inside yourself. Claudio Magris wrote that "the desire of a traveler is that the journey, once undertaken, never ends". There are journeys to distant places, which lead towards horizontal, linear and coherently logical directions; others instead that descend the verticality of our being. These are the most difficult, the destination is unknown and moving towards the unknown is a path full of revealing pitfalls.

We are all looking for our identity. The photographer from Palermo Nuccia Cammara articulates the themes of her exploration in this direction. The register is rich in variables, the photographer tackles the subject from multiple angles: from the dreamy, accelerating on the delicate dreamlike slope, to the liberating explosion of a scream similar to a roar of freedom.

But it’s to the details that Cammara entrusts her goal. And in these details, between these "physical portions" just falling within the compositional framework, the postures or dreams that we want to put into writing after a revealing sleep, we read how there is contained a descriptive richness, a syntax of the psyche. Observing the work of Nuccia Cammara we are, as has been said, invited to a journey.

A stinging, glassy journey, in which the power of the symbol clears certainties like fog in the early morning hours, the same time where an invisible hand rushes to erase every dream memory. Cammara tries to grasp its evanescence, "the rapid change of a vision in a lost memory" and does so, could not be otherwise, with a photographic language that to grasp the elusive has developed its own visual grammar.

And so in this journey around being, attempts to "interpret" ourselves open up as in a universal catalog; and we obey by diverting, as the photos suggest, from a predetermined path to enter a labyrinth of doors that open to ventilate questions. If it’s true that after a journey no one returns the same, here, in Nuccia Cammara's work, there’s a prelude to a transformation, a descent into ourselves with a cathartic flavor. A difficult but necessary journey. For everyone.

 

Giuseppe Cicozzetti

from “My hair caught in the grass”; “A Room Without the sea”; “From dusk to down”.

 

ph. Nuccia Cammara

 

http://www.nucciacammara.it

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