FOTOTECA SIRACUSANA
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SCRIPTPHOTOGRAPHY
Jack BARNOSKY (USA)
JACK BARNOSKY
Un mondo verosimilmente immaginario, sdrucciolo e inquietante come un incubo che abbiamo amato. Atmosfere sospese tra un neogotico letterario e le disturbanti e nottambule pericolosità post-apocalittico. Qui, nelle fotografie di Jack Barnosky, Lewis Carroll incontra Samuel R. Delaney all’incrocio di una strada dove passeggia Cormac McCarthy. Tutto ormai è un ricordo: lo è la città, trasformata e derelitta; lo sono i ricordo, ormai corrosi e disciolti nella memoria; lo sono i volti. Ogni cosa è sbiadita, fumosa, appannata da un velo ghiacciato che gela la vita. E la vita sgomita. Si agita nelle figure in cerca di una definizione, impegnati a dare un nome, un senso – ancora una volta – a quanto era già noto, a oggetti e cose e sentimenti. Spira un’aria sterile, il grembo vitale è deserto, secco e arido come un fall out: c’è da imbastire un nuovo racconto, nuovi giorni da vivere, serve andare avanti. Fra trasparenze e inganni. Tra visioni da decifrare e restituire a una nuova consapevolezza, e che sta alle coscienze come un vestito lacero creduto bellissimo. Siamo nel cuore di una ricostruzione. Fotografie tagliate, piegate, scritte somigliano a messaggi in bottiglia lanciati a una nuova umanità a testimonianza di quello che fummo: un grido reminiscente, un graffio sul monolito del destino. Il lavoro di Barnosky si muove tra le pieghe di un doppio sconcerto: l’identità smarrita dei soggetti (nella fugacità con la quale appaiono cogliamo un’evanescenza ondivaga), e luoghi da ricostruire fin dalle fondamenta, perché finora sono dei non-luoghi, estranei alla storia dell’uomo. L’effetto è incisivo. Le fotografie di Barnosky ci disturbano – e questo tentativo è raggiunto in pieno –, ci sgomentano. Ogni immagine schiude scenari da interpretare e i segnali non sono affatto rincuoranti. In questo Barnosky centra il suo obiettivo, invitandoci a un mondo sospeso tra il disinganno dei giorni e le fatue speranze: in mezzo c’è il buio di una città che fatichiamo a riconoscere sebbene sia la stessa dove abbiamo vissuto. C’è da scrivere una nuova storia ed è conveniente attingere alla memoria. Senza memoria siamo condannati all’estinzione.
Giuseppe Cicozzetti
foto Jack Barnosky
A world that is probably imaginary, slippery and disturbing like a nightmare we loved. Atmospheres suspended between a literary neo-gothic and disturbing and nocturnal post-apocalyptic dangerousness. Here, in the photographs of Jack Barnosky, Lewis Carroll meets Samuel R. Delaney at the intersection of a street where he walks Cormac McCarthy.
Everything is now a memory: the city is transformed and derelict; so are remembrance, now corroded and dissolved in memory; the faces are. Everything is faded, smoky, tarnished by an icy veil that freezes life. And life is elbowing.
It agitates in the figures in search of a definition, committed to give a name, a sense - once again - to what was already known, to objects and things and feelings. A sterile air breathes, the vital womb is deserted, dry and dry like a fall out: there is to set up a new story, new days to live, it is necessary to go on. Between transparencies and deception. Between visions to be deciphered and returned to a new awareness, and that is to the consciences like a ragged dress believed to be beautiful. We are in the heart of a reconstruction. Photographs cut, folded, written resemble messages in the bottle launched to a new humanity to witness what we were: a reminiscent cry, a scratch on the monolith of fate. Barnosky's work moves between the folds of a double bewilderment: the lost identity of the subjects (in the fugacity with which they appear we gather an undeveloped evanescence), and places to be reconstructed since the foundations, because so far they are non-places, unrelated to human history.
The effect is incisive. Barnosky’s photographs disturb us - and this attempt is reached in full -, they dismay us. Each image opens up scenarios to be interpreted and the signals are not at all heartening. In this Barnosky centers his goal, inviting us to a world suspended between the disillusionment of the days and the fatuous hopes: in the middle there is the darkness of a city that we struggle to recognize although it is the same where we lived. There is a new story to write and it is convenient to tap into the memory. Without memory we are condemned to extinction.
Giuseppe Cicozzetti
ph. Jack Barnosky