FOTOTECA SIRACUSANA
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Ilaria ABBIENTO (IT)
ILARIA ABBIENTO
Osservando le immagini della giovane fotografa Ilaria Abbiento, si resta favorevolmente colpiti da un respiro leggero, come un fresco sussulto poetico che presto trova dimora nei nostri occhi e ancor più nella nostra memoria; qualcosa di antico, che torna a fare sentire la sua voce e che ci coglie arrendevoli. E’ la nostalgia, il doloroso ricordo di un ritorno. Ma mai “dolore” è stato più apprezzato dagli uomini, e quando arriva non cerchiamo riparo: stiamo vicini al lontano stando lontani dal vicino. Memoria è dunque nostalgia. E memoria rivela d’aver vissuto.
Ilaria Abbiento ne è consapevole e affida a oggetti, ambienti, volti, il compito di narrarci la loro storia, come se una volta ritratti chiedessero una momentanea sospensione del “rumore di fondo” dell’attualità per raccontare un “lontano” che ci appartiene, e che il tempo – il nostro tempo – è ora e non si è mai interrotto. Tutto continua a vivere.
Ecco dunque oggetti protagonisti di “corrispondenze”, di legami testimoniali che in un risolto gioco di competenze rivalutano il senso dell’appartenenza, riannodando le file di un passato che intende dialogare con presente, perché la cronaca esca dal recinto dell’attuale per diventare Storia.
E la Storia nelle fotografie di Ilaria Abbiento è a un tempo personale e collettiva. Lo vediamo in una simbologia sacra che, seppur vuota per molti ma ricca di sintesi per molti più, è un indiscutibile segno di appartenenza a un sentire collettivo. Sono le immagini di un sacro “quotidiano”, icone protettive così emotivamente affidabili da accompagnare il lavoro degli uomini, e che Ilaria Abbiento raccoglie in un progetto che convince per compattezza e cifra stilistica.
Memoria e appartenenza, le cui diramazioni, come in una “cartografia dell’anima”, raggiungono la sensibilità dell’osservatore. In ogni luogo. Il tema del mare, ad esempio, è ancorato a quel recinto che lo apparenta saldamente agli altri lavori e nel quale cogliamo lo stesso rispettoso omaggio. Ilaria Abbiento, attraverso la sue fotografie, e con un linguaggio nuovo e delicato, ci dice che l’uomo ha legami profondi con tutto ciò che lo circonda; ne riceve echi, riverberi di un vissuto che si rivaluta nel “continuum” generazionale, ma che individua una voce persino nella lacerazione di una carta da parati, quale magnifica metafora che tutto è vivo, se si ha sentimento.
E il sentimento è la cifra con la quale Ilaria Abbiento sceglie di destreggiarsi e alla cui rappresentazione visiva siamo invitati come facenti parte di una comunità che si ritrova nel portato della memoria. E noi, che osserviamo le sue foto, non possiamo che esserle grati, perché con le sue immagini rivaluta il gesto dello scatto, recuperando alla fotografia il senso per cui è nata: tramandare. E per ogni appassionato di fotografia è grandioso e rincuorante apprendere che a legare le fila tra immagini, memoria, nostalgia, in un pregevole apparato compositivo, sia una giovane. Se il risultato è quanto vediamo, il futuro della fotografia è ancora da scrivere.
Giuseppe Cicozzetti
da “Piccole poesie di mare”; “In ogni luogo”; “Corrispondenze”; “Passaggio”; “Cartografia del mare”.
foto di Ilaria Abbiento
Observing the images of the young photographer Ilaria Abbiento, one is favorably struck by a light breath, like a fresh poetic leap that soon dwelling in our eyes and even more in our memory; something ancient, that returns to make its voice heard and that captures us compliant.
It’s something called nostalgia, the painful memory of a return. But never "pain" has been more appreciated by men, and when it arrives we do not seek shelter: we are close to far away stayin’ fareway to close. Memory is therefore nostalgia. And memory reveals that we lived.
Ilaria Abbiento is aware of it and entrusts to objects, environments, faces, the task of telling us their story, as if once portrayed asking for a momentary suspension of the "background noise" of current events to tell a "distant" that belongs to us, and that time - our time - is now and has never been interrupted. Everything continues to live.
Here then are the protagonists of "correspondences", of testimonial ties that in a solved game of competences re-evaluate the sense of belonging, re-enacting the lines of a past that intends to dialogue with the present, because the chronicle comes out of the current fence to become History.
And History in the photographs of Ilaria Abbiento is both personal and collective.
We see it in a sacred symbolism that, although empty for many but rich in synthesis for many more, is an indisputable sign of belonging to a collective feeling. They are the images of a sacred "daily", protective icons so emotionally reliable to accompany the work of men, and that Ilaria Abbiento collects in a project that convinces by its compactness and style.
Memory and belonging, whose branches, as in a "cartography of the soul", reach the sensitivity of the observer. Everywhere. The theme of the sea, for example, is anchored to that enclosure that appears firmly to the other works and in which we find the same respectful homage. Ilaria Abbiento, through her photographs, and with a new and delicate language, tells us that man has deep bonds with everything that surrounds him; he receives echoes, reverberations of a lived experience that is reevaluated in the generational "continuum", but which identifies a voice even in the laceration of a wallpaper, as a magnificent metaphor that everything is alive, if there’s feeling.
And the feeling is the figure with which Ilaria Abbiento chooses to juggle and whose visual representation we are invited as part of a community that is found in the brought of memory. And we, who observe her photos, we can not but be grateful, because with his images reevaluates the gesture of shooting, recovering the photography to the sense for which it was born: pass on. And for every photography enthusiast it is great and heartening to learn that to tie the strings between images, memory, nostalgia, in a valuable compositional apparatus, is a young one. If the result is what we see, the future of photography is still to be written.
Giuseppe Cicozzetti
from “Small sea poems "; "Everywhere"; "Correspondences"; "Passage"; "Cartography of the sea".
ph. Ilaria Abbiento