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SCRIPTPHOTOGRAPHY

Christer STRÖMHOLM                                                   (Svezia) 

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CHRISTER STRÖMHOLM

Parigi, fine anni ’50. Un fotografo svedese lascia le sconfinate lande scandinave. Destinazione Parigi che, come lui, prima di lui, altri celebri fotografi avevano visto nella capitale francese un ispirato luogo d’elezione. Lui è Christer Strömholm (1918-2002) e più tardi sarà da tutti riconosciuto come il padre della fotografia svedese. Giunto a Parigi Strömholm scende per un certo periodo all’Hôtel Chappe. Questo albergo da pochi franchi a notte, a Pigalle, nel cuore trasgressivo di una capitale che sta conoscendo un ritorno ultra conservatore che ne intende modificare il volto, ospita un piccolo gruppo di transessuali che vive stretta a sé come una comunità all’interno di una comunità mal tollerata. Strömholm intende documentarne i giorni – soprattutto le notti –, le aspirazioni, i segreti di sensibilità sospese tra una identità sessuale che reclama una definizione (Strömholm affermerà che la maggior parte dei transessuali incontrati aveva l’obiettivo di accumulare denaro per recarsi a Marrakesh dove si sarebbero sottoposti all’operazione per il cambio di sesso) e le paure che ne provengono. Ma intanto c’è la notte. E una diffidenza che dev’essere abbattuta come un diaframma invisibile tra lui, in possesso di un obiettivo indagatore e una comunità negletta e dunque sospettosa. Il muro cade presto e, come si vedrà, con le stesse modalità con cui anni dopo cadono per Lisetta Carmi che si introdurrà nella comunità transessuale genovese: una fiducia conquistata mettendo in circolo un sincero reciproco rispetto. Come ha scritto Caujolle, “Strömholm ha condiviso tutto: il cibo, i pensieri, guardandole truccarsi e vestirsi, scendendo con loro in strada mentre sollecitavano i clienti”. La Parigi nella quale si muovono i protagonisti di Strömholm ha una brillante luce notturna, un’atmosfera di cupa vitalità presa in prestito dalla lezione di Brassaï e che stride disperatamente al confronto di una triste gaiezza con il clima moralizzatore nella capitale francese di quegli anni. Ma loro sono le regine della notte. Di giorno è un’altra storia. Nell’oscurità della notte è facile confondere le proprie paure; riappropriarsi di un ruolo che ha un respiro liberatorio è facile quanto indossare una maschera e la notte aiuta i contatti liberando il desiderio di trasgressione. Ma di giorno invece la maschera cade come una foglia d’autunno da un ramo d’albero e le paure si moltiplicano al cospetto della convivenza con una comunità “normale”, così normale tranne nella prontezza del giudizio. Eppure nelle fotografie di Strömholm ci accorgiamo di due peculiarità: la prima, che salta subito alla nostra attenzione, è come si è detto, la familiarità stabilitasi tra i transessuali e il fotografo che definisce la cifra linguistica di fotografie che non appaiono – e non lo sono affatto – “rubate” ma concordate come in un set e infatti le vediamo atteggiarsi come star, offrirsi all’obiettivo con consumata abilità; la seconda, una volta scontato, l’apparire pubblico, è il rapporto diremmo tollerante con una comunità abituata a quel genere di cameratesca accoglienza che solo un quartiere a luci rosse sa fondare. Le storie, i volti e i nomi dei transessuali parigini che abbiamo imparato a conoscere confluiranno in un photobook di culto solo nel 1983, certe verità hanno bisogno di tempo prima d’essere restituite al pubblico – in questo il destino di “Les amies de Place Blanche” è simile al libro di Lisetta Carmi “I travestiti”, edito un poco prima, nel 1972 – ma proprio come una verità sono destinate a vedere la luce, una luce che non conoscerà nessun tramonto.

 

Giuseppe Cicozzetti

da “Les amies de Place Blanche”

 

foto Christer Strömholm

 

https://www.stromholm.com/

 

 

Paris, late 50s. A Swedish photographer leaves the boundless Scandinavian moors. Destination Paris that, like him, before him, other famous photographers had seen in the French capital an inspired place of election. He’s Christer Strömholm (1918-2002) and later he will be recognized by all as the father of Swedish photography. Arriving in Paris Strömholm dwells for a while to the Hôtel Chappe.

This hotel, a few francs a night, in Pigalle, in the transgressive heart of a capital that is experiencing an ultra-conservative return that intends to change its face, hosts a small group of transsexuals who live close to him as a community within a poorly tolerated community. Strömholm intends to document the days - especially the nights -, the aspirations, the secrets of sensibility suspended between a sexual identity claiming a definition (Strömholm will say that most of the transsexuals encountered had the aim of accumulating money to go to Marrakesh where would be subjected to the sex change surgery) and the fears that come with it.

Meantime there’s the night. It is a mistrust that must be torn down like an invisible diaphragm between him, in possession of a research objective and a neglected and therefore suspicious community. The wall soon falls and, as we will see, in the same way in which years later they fall for Lisetta Carmi, who will be introduced into the Genoese transsexual community: a trust that has been achieved by putting into circulation a sincere mutual respect.

As Caujolle wrote, "Strömholm shared everything: food, thoughts, watching them put on make-up and dressing, going down with them on the street while urging customers". The Paris in which the protagonists of Strömholm are moving has a brilliant night light, an atmosphere of grim vitality borrowed from the lesson of Brassaï and that desperately strives in comparison to a sad gaiety with the moralizing climate in the French capital of those years. But they are the queens of the night. By day it is another story.

In the darkness of the night it is easy to confuse one's own fears; reappropriation of a role that has a liberating breath is as easy as wearing a mask and night helps contacts freeing the desire for transgression. But by day the mask falls like an autumn leaf from a tree branch and the fears multiply in the presence of cohabitation with a "normal" community, so normal except in the promptness of judgment.

Yet in Strömholm's photographs we notice two peculiarities: the first, which immediately jumps to our attention, is as we have said, the familiarity established between transsexuals and the photographer who defines the linguistic number of photographs that do not appear - and not the I am at all - "stolen" but agreed as in a set and in fact we see them pose as a star, offer themselves to the goal with consummate skill; the second, once obvious, the public appearance, is the relationship I would say tolerant with a community accustomed to that kind of camaraderie that only a red light district can found.

The stories, faces and names of the Parisian transsexuals that we have come to know will merge into a cult photobook only in 1983, certain truths need time before being returned to the public - in this the destiny of "Les amies de Place Blanche "Is similar to the book by Lisetta Carmi" I travestiti ", published a little earlier, in 1972 - but just like a truth they are destined to see the light, a light that will not know any sunset.

 

Giuseppe Cicozzetti

from “Les amies de Place Blanche”

 

ph. Christer Strömholm

 

https://www.stromholm.com/

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