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SCRIPTPHOTOGRAPHY

Massimo GURCIULLO (1961)                                   Siracusa (Italy)

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MASSIMO GURCIULLO

Il linguaggio, innanzitutto. Chi è attento al linguaggio, dove per linguaggio occorre intendere l’espressione terminale e dirompente del pensiero, apprezzerà la tensione del fotografo nello stabilire un nuovo rapporto tra sé e l’oggetto fotografato, quando cioè decreta una relazione inedita con l’osservazione. L’immagine, cui è affidato il compito narrativo, si presenta attraversata da nuovi codici espressivi il cui obiettivo è stabilire un nuovo equilibrio che sappia interpretare la sfida ribellista di una contemporaneità che intende superare la rassicurante staticità della tradizione. La Sicilia è una terra la cui narrazione è inesauribile, un “luogo della memoria”, come amava definirla Vincenzo Consolo, che proprio nella memoria assume e svincola significati e allusioni spesso contrastanti quanto profondi, quasi che i fotografi siciliani – la schiera è lunga e illustre – avessero deciso di ingaggiare con l’isola un rapporto personale, uno spazio di fondazione nel quale concordare una mediazione privata, personale, un confronto a due. “Sicily” di Massimo Gurciullo si inserisce nel dibattito tra nuovo e vecchio linguaggio, tra uno stile che sembra avere esaurito la sua esplorazione e che pertanto è in cerca di nuovi protagonisti cui affidare una nuova voce. Come uno scrittore è anche un forte lettore, un buon fotografo deve amare il lavoro dei grandi colleghi e, occorre dirlo, Gurciullo declina bene ogni lezione assorbita. Nelle sue fotografie la Sicilia, sia essa rappresentata dai suoi figli – la ritrattistica estemporanea è quanto mai dolente e poetica – o dagli scorci che paiono divampare da un’oscurità avviluppante, rimanda alla grande lezione di Moriyama, alle sue “costruzioni” rapide e nervose, come qualcosa da catturare prima che svanisca per consegnarla integralmente alla contemporaneità di una grammatica visiva o, in alternanza, alle “rapide visioni” di D’Agata. “Sicily” è attraversato da una forte tensione rapsodica. Dal canovaccio della narrazione si entra e si esce, vi cadiamo in profondità per poi tornare a respirare. E in questo turbine, nel quale il bianco e nero di Gurciullo è dosato così sapientemente fino a concorrere con il ruolo da protagonista con gli stessi soggetti, la Sicilia assume contorni estranianti, quasi inafferrabili e determinati a lasciarsi inseguire prima di svelarsi. In questo “Sicily” somiglia a una composizione jazz. Ne ha il ritmo. Ne ha la stessa felice e concettuale furia iconoclasta, laddove questo impegno è volto a “interpretare”, e dunque rendere nuovo, qualcosa che conosciamo già e riconosciamo nella sua decostruzione. E quanto conosciamo già è cristallizzato, superato da nuovi imperativi narrativi ma la cui “melodia” resta riconoscibile almeno finché non riprende l’improvvisazione. E infatti l’osservazione di “Sicily” ci conduce ad alcune riflessioni su come nel frattempo sia cambiata la geografia umana, non solo territoriale, di una Sicilia che desidera un aedo, un mentore cui affidare la sua nuova voce. “Sicily” è un photobook appassionato, una serie ben costruita di fotografie dal sapore documentale in cui i dettagli, il “veloce incedere della normalità” sono rivelatori di un tempo che muta e che trasmigra nel nostro immaginario. Per stabilirvisi. Come un nuovo idioma che pretende d’essere inteso. Massimo Gurciullo è un testimone attivo di un’epoca che ha abbandonato le brume degli albori per divenire nitida realtà, luminosa e oscura, contraddittoria e lineare. “Sicily” è il suo statement, la sua dichiarazione di intenti, qualcosa con cui dover fare i conti.

Giuseppe Cicozzetti

da “Sicily”

foto Massimo Gurciullo

http://theunknownbooks.net/Sicily

http://massimogurciullo.blogspot.com/

 

Language, above all. Those who are attentive to language, where by language it’s necessary to understand the terminal and explosive expression of thought, will appreciate the photographer's tension in establishing a new relationship between himself and the photographed object, when he decrees a new relationship with observation.

The image, which is entrusted with the narrative task, presents itself crossed by new expressive codes whose goal is to establish a new balance that knows how to interpret the rebellious challenge of a contemporary that intends to overcome the reassuring static nature of a tradition.

Sicily is a land whose narration is inexhaustible, a "place of memory", as Vincenzo Consolo loved to call it, which in its memory assumes and frees meanings and allusions often as contrasting as profound, almost like Sicilian photographers - the line is long and illustrious - had decided to engage with the island a personal relationship, a space of foundation in which to agree a private, personal mediation, a confrontation to two.

"Sicily" by Massimo Gurciullo is part of the debate between new and old language, between a style that seems to have exhausted its exploration and therefore is looking for new protagonists to whom to entrust a new voice.

As a writer he’s also a strong reader, a good photographer must love the work of his great colleagues and, it must be said, Gurciullo declines well every lesson absorbed. In his photographs Sicily, be it represented by her children - the impromptu portraiture is painful and poetic - or the glimpses that seem to break out of an enveloping darkness, refers to the great lesson of Moriyama, to his "constructions" fast and nervous , as something to capture before it vanishes to deliver it in full to the contemporaneity of a visual grammar or, alternately, to the D'Agata "quick visions".

"Sicily" is crossed by a strong rhapsodic tension. From the plot of the narration we enter and exit, we fall deeper and then return to breathe. And in this whirlwind, in which the black and white of Gurciullo is so wisely measured up to compete with the protagonist role with the same subjects, Sicily assumes estranging contours, almost elusive and determined to let itself be chased before revealing itself.

In this "Sicily" it resembles a jazz composition. It has the rhythm. It has the same happy and conceptual iconoclastic fury, where this commitment is aimed at "interpreting", and therefore making new, something that we already know and realize in its deconstruction.

And what we already know is crystallized, overcome by new narrative imperatives, but whose "melody" remains recognizable at least until it resumes improvisation. And indeed the observation of "Sicily" leads us to some reflections on how in the meantime the human geography, not only territorial, has changed of a Sicily that desires an aedo, a mentor to entrust his new voice. "Sicily" is a passionate photobook, a well-constructed series of photographs with a documental flavor in which the details, the "rapid gait of normality" are revelers of a time that changes and transmigrates into our imagination.

To settle down. Like a new language that claims to be understood. Massimo Gurciullo is an active witness of an era that has abandoned the mists of the dawn to become clear reality, luminous and obscure, contradictory and linear. "Sicily" is his statement, his declaration of intent, something to deal with.

Giuseppe Cicozzetti

da “Sicily”

foto Massimo Gurciullo

http://theunknownbooks.net/Sicily

http://massimogurciullo.blogspot.com/

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